Il designer Andrea De Chirico spiega la mostra su Enzo Mari ai più piccoli
6 agosto 2021
In occasione della terza settimana del Summer Escapes, insieme al designer Andrea De Chirico, abbiamo esplorato l'oggetto come crocevia di ispirazioni differenti, tra passato e futuro, tra locale e internazionale, tra le idee del singolo e quelle del gruppo, dove anche la tecnica di produzione è fonte di nuove esplorazioni e sperimentazioni.
La tua giornata con i bambini è cominciata dalla visita della mostra di Enzo Mari. È stato molto interessante vedere come tu ti sia lasciato prendere per mano dai bambini. Com'è stato, vedere le opere di Mari attraverso il filtro dei bambini e delle bambine che, in un certo senso, ti hanno fatto da guida?
È stato molto interessante visitare la mostra di Enzo Mari con i bambini e vedere quanto apprezzassero il lavoro di Mari: ogni oggetto suscitava curiosità, nuove domande e spesso anche nuove interpretazioni e suggestioni. Se a inizio mostra ero io a esercitare la funzione di guida tra le diverse opere, ben presto i ruoli si sono invertiti: sono stati loro, i bambini, a raccontare le opere, a immaginare nuove funzioni per gli oggetti, a vedere connessioni invisibili al nostro occhio adulto. Ho raccontato loro di Autoprogettazione, dei grandi animali serigrafati di Danese, del Calendario perpetuo e, infine, ho tentato, non senza difficoltà, di descrivere l’Allegoria della Morte. Le falci, che continuavano a ricorrere come elemento principale dei loro disegni, sono state sicuramente fra gli oggetti in mostra che hanno apprezzato di più e non posso che essere d’accordo con loro.
Allegoria della Morte, Enzo Mari © Triennale Milano - foto Gianluca Di Ioia
La tua ricerca di designer si concentra molto sul processo, sulla connessione tra persone e luoghi. In che modo hai portato questo modo di fare design, all'interno del progetto che hai sviluppato per programma Il futuro è adesso?
Avevo in mente di fare un laboratorio di stampa serigrafica con i bambini che in qualche modo avesse una connessione con la mostra di Enzo Mari. Insieme a Danese, Mari ha lavorato molto con la tecnica della serigrafia e, di fatto, le stampe in mostra dimostrano ciò che è possibile realizzare grazie a questa tecnica di stampa. Volevo poi creare una relazione tra presente e futuro: volevo che l’oggetto progettato e costruito durante la giornata si estendesse nel tempo e che si potesse poi utilizzare successivamente e conservare. Abbiamo quindi optato per una sacchetta di tela su cui stampare e disegnare durante il laboratorio e che servisse a conservare il proprio gioco speciale o il proprio fumetto del cuore, un libro o il diario. A proposito dell’immagine da stampare in serigrafia mi è sembrato logico stampare il Calendario Perpetuo di Mari con la data del giorno del workshop. Una giornata di rimandi e di connessioni, di fili tesi tra memoria e salti nel futuro grazie alla figura di Enzo Mari, da un lato, e dei bambini, dall’altro.
Ti stai approcciando a un nuovo strumento, la serigrafia: da dove nasce questo bisogno di approcciarsi a tecniche nuove, tutte da esplorare? Il fatto, a volte, di non dominare completamente una tecnica, lascia più spazio alla sperimentazione e all'immaginazione?
La serigrafia mi ha sempre affascinato, purtroppo negli anni mi è capitato di lavorarci meno di quanto avrei voluto. In realtà, la prima mappa del progetto SUPERLOCAL, quando ancora ero in Olanda nel 2015, era stampata su tessuto in grande formato e in serigrafia. È una tecnica molto interessante perché unisce un’estetica e una lavorazione analogica a una grande precisione, quasi digitale. Il telaio è infatti composto da tanti minuscoli buchini, ostruiti o liberi a seconda della stampa, un po’ come avviene per i pixels digitali. Rispetto alla sperimentazione quello che dici è molto vero. Devo dire che non so se c’è una tecnica che domino completamente quindi, per fortuna, sperimento parecchio.
Se dovessi proporre una nuova versione di Super Local con i bambini, come lo svilupperesti? Dove, come... e soprattutto che cosa ti piacerebbe costruire insieme a loro?
SUPERLOCAL è una piattaforma globale per la costruzione di oggetti di uso quotidiano su scala locale, anzi localissima, dato che di solito coinvolge artigiani e strutture produttive presenti nello stesso quartiere. Ad oggi abbiamo prodotto 17 oggetti diversi in 7 quartieri diversi di varie città europee. Intorno alla fabbricazione dell’oggetto organizziamo workshops, tours e conferenze di modo che la produzione diventi l’occasione per accedere a tutta una serie di informazioni legate alle tecniche produttive, alle persone e ai luoghi. Crediamo infatti che conoscere la storia delle cose contribuisca ad una relazione più consapevole, e quindi più sostenibile, con gli oggetti che usiamo tutti i giorni.
Tornando ai bambini, mi piace molto la naturalezza e la dimestichezza che i bambini hanno con il disegno e con la rappresentazione in generale. Mi piace molto unire delle esperienze sul campo, come visite di mostre, passeggiate, piccoli tours, a delle rielaborazioni che passino, prima, attraverso il disegno e, poi, attraverso la trasposizione su materiali grazie a tecniche adatte ai bambini. La mia ricerca da designer implica che si parta direttamente dalle persone, dai tempi, e dai luoghi per definire cosa produrre, dove e come più nello specifico. In ogni caso mi piacerebbe molto costruire un grande oggetto collettivamente, magari un’arca!
Andrea de Chirico
La ricerca di Andrea de Chirico, con un master in Social Design presso l'Accademia di Eindhoven e una laurea in Disegno Industriale presso l'Isia di Roma, si focalizza sull'interazione tra progettazione convenzionale, tradizionale e moderno nella produzione di oggetti. Progetta strumenti, sistemi e oggetti con coonsapevolezza sociale e ambientale, sempre a partire da un'analisi rigorosa del contesto.
È stato ricercatore presso la libera Università di Bolzano dal 2016 al 2019, e designer in Residence nel 2016 per il Design Museum a Londra. Il lavoro di Andrea è stato esposto a livello internazionale presso fiere e musei, tra cui Design Museum a Londra, la Triennale di Milano, Z33 House for Contemporary Art.