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Triennale Milano
Cesare Cassina seduto sulle poltroncine della serie Carimate nella mostra all'Hospital de la Cruz, Barcelona, 1972 © Archivio Storico Cassina

Vico Magistretti e Cesare Cassina come emblema del rapporto essenziale tra designer e produttore

29 maggio 2021
"La premessa del design è la chiacchiera: bisogna chiacchierare un po' e capire che cosa serve". Parola di Vico Magistretti, cantore di un design che comincia da una discussione a due: "il mio design è sempre stato estremamente collegato con la produzione. Desidero puntualizzare che il design è sempre stato fatto – per quanto riguarda la mia esperienza – al 50 percento dal produttore e al 50 percento da me, tanto che io non disegno mai nel mio studio". 
Molti dei capolavori del design italiano sono nati così, dall’incontro tra due persone, dal loro dialogo, dalla curiosità reciproca. Incontri fortunati ma non casuali: essi furono infatti l’esito di quel processo culturale e produttivo da cui scaturì un panorama progettuale unico nel mondo. "È capitato che l’industria venisse da noi perché aveva capito che le cose stavano cambiando. Non è mica un fenomeno da poco", spiegava Magistretti parlando di quegli anni. "C’era in giro a Milano una struttura potentissima di piccoli artigiani che sono stati preziosissimi perché hanno consentito a noi di fare i nostri modelli, capendo se potevano o non potevano uscire dallo stampo, ed è una delle ragioni per cui l’Italian design ancora adesso dura".
Tra quegli imprenditori c’era in prima fila Cesare Cassina. I due cominciarono a collaborare all’inizio degli anni Sessanta. All’epoca, il primo era un architetto quarantenne in carriera che aveva già disegnato edifici emblematici per la trasformazione dello skyline milanese all’alba del boom economico (ad esempio la Torre al Parco, di fronte al Palazzo dell’Arte della Triennale). Il secondo, con una decina d’anni in più sulle spalle, era a capo di un’azienda di mobili brianzola, fondata nel 1927 con il fratello Umberto, che stava cercando di fare un salto di qualità e quantità.
Da due prospettive diverse, Vico e Cesare condividevano la visione del rapporto tra modernità e tradizione, tradotta nel rispettivo approccio al design. Per Magistretti, la creazione del nuovo doveva svolgersi mantenendo un rapporto con la storia, come gli aveva insegnato il suo maestro Ernesto N. Rogers, intellettuale e architetto dello studio BBPR: "essere moderno significa fare l’anello, una mano avanti verso il futuro, l’altro indietro verso il passato". Per Cesare, che discendeva da generazioni di artigiani (già nel Settecento si ha traccia di certi maestri Cassina impegnati a intagliare il pulpito del Duomo di Como), tale approccio significava mantenere la cura della propria tradizione nella logica della produzione in serie.
Cesare Cassina e Vico Magistretti alla festa di Cassina per il 50esimo anniversario dell'azienda, 1977 © Archivio Storico Cassina

"La premessa del design è la chiacchiera: bisogna chiacchierare un po' e capire che cosa serve"
Vico Magistretti
La prima occasione d’incontro professionale tra Vico e Cesare fu stimolata dalla XII Triennale di Milano del 1960, dove era esposta una poltroncina particolare disegnata da Magistretti per il Golf Club di Carimate, edificio immerso nel verde della Brianza alla fine degli anni Cinquanta, con ampie terrazze affacciate sui campi da gioco. Per la Club House, l’architetto avrebbe voluto usare le sedie di Alvar Aalto, ma costavano troppo. Di conseguenza, disegnò lui stesso una poltroncina che riprendeva la sedia da trattoria tradizionale, ma ingentilita nei dettagli e verniciata con un rosso squillante, fatto con una vernice all’anilina di solito usata per i giocattoli. Il risultato fu così apprezzato da decidere di realizzarla per il grande pubblico. Inizialmente la Carimate (questo il nome della sedia) fu realizzata in modo artigianale dalla ditta Fratelli Mario e Luigi Comi di Meda; la distribuzione era fatta da Artemide. Ma nel 1962 Magistretti contattò Cesare Cassina dandogli la licenza di produrre e vendere in Europa (con l’eccezione di Italia e Gran Bretagna). A partire dal modello originale, negli anni successivi Cassina svilupperà una serie intera: Carimate con e senza braccioli, sgabello, poltrona panca e pure un sistema di letti a castello.

Sedia Carimate © Archivio Storico Cassina
Disegno per sedia 905 © Archivio Studio Magistretti - Fondazione Vico Magistretti
Sedia 905 © Archivio Storico Cassina
Sedia 905 © Archivio Storico Cassina
La Carimate fu la prima di molte creazioni condivise, tra cui una lunga serie di sedie, poltrone, divani e tavoli battezzati con codici progressivi: 122, 765, 772, 781, 896, 897, 905, 922, 928, 937, ecc. E poi ovviamente i divani Maralunga (1973), Fiandra (1975) e Paddock (1977), la libreria Nuvola Rossa (1977), la serie Sindbad (1981), la serie Veranda (1983), il tavolo Edison (1985) e molti altri pezzi.
922 Courtesy of Cassina
Disegni per Sindbad © Archivio Studio Magistretti - Fondazione Vico Magistretti
765 © Archivio Studio Magistretti - Fondazione Vico Magistretti. Courtesy of Cassina
Disegno per 896 © Archivio Studio Magistretti - Fondazione Vico Magistretti
Casa Cassina Carimate, 1965, Foto di Casali
Casa Cassina Carimate, 1965, Foto di Casali
Al design si aggiunse subito anche un progetto speciale: la casa di Cesare Cassina, proprio a Carimate (1965), non distante dal Golf Club. Vico, che negli stessi anni stava realizzando altre straordinarie ville immerse nella natura (come Casa Schubert a Ello e Casa Bassetti ad Azzate), diede il meglio di sé. La villa è caratterizzata dalla massima semplicità della pianta, di forma quadrata, coperta da un tetto a falde in rame – memore delle prairie houses di Frank Lloyd Wright – che protegge le facciate, intonacate di bianco e bucate da aperture geometriche. Mattoni a coltello per le pavimentazioni esterne e legno douglas per quelle interne completano la rosa dei materiali. Un muro esterno curvo, ad arco di cerchio, affianca la casa producendo un dialogo tra l’astrazione dell’architettura e l’organicità del paesaggio. L’interno, razionalmente diviso in spazi funzionali affacciati sul grande giardino, è arredato con tutti i pezzi disegnati da Magistretti per Cassina.

Nuvola Rossa © Archivio Storico Cassina
Disegno per Nuvola Rossa © Archivio Studio Magistretti - Fondazione Vico Magistretti
Tavolo Edison © Archivio Storico Cassina
Disegno per tavolo Edison © Archivio Studio Magistretti - Fondazione Vico Magistretti
Divano Maralunga, foto di Mario Carrieri © Archivio Storico Cassina
Divano Maralunga, foto di Mario Carrieri © Archivio Storico Cassina
Vico e Cesare lavoravano insieme ai loro progetti. Sulle modalità di questa collaborazione ci sono diversi aneddoti che parlano di un rapporto basato sulla reciproca stima e amicizia, così come di modalità di lavoro informali ma efficaci. "Cesare Cassina era un grand’uomo. Parlava solo dialetto, ma con un acume, un intuito eccezionali", ricordava Vico, che ogni tanto sentiva bussare alla finestra del suo studio, al piano rialzato, all’angolo tra via Conservatorio e via Bellini. "Cesare Cassina me lo ricordo quando da quella finestra passava i modelli che gli avevo dato una settimana prima". In questo modo si risparmiava tempo, utile a produrre nuove idee. C’era da inventare il design italiano: "c’era un’urgenza, una specie di frenesia per cui questa gente… rischiava, amava rischiare, e rischiavamo tutti e due, perché alla fine – ed è la cosa più bella nel lavoro – se questi oggetti non funzionavano, non si vendevano".
Molti progetti nacquero a quattro mani, come il divano Maralunga, celebre per aver rivoluzionato questa tipologia di arredo grazie alla trasformabilità delle parti. Non più un divano fisso, ma composto da parti regolabili, flessibili, adattabili a ogni posizione. L’idea, ricordava Vico, "nasce da un bracciolo con un cuscino attaccato. Guardandolo e facendolo oscillare ho pensato di fare un cuscino mobile di testata per un divano e ho scambiato uno sguardo con Cesare Cassina. Era nato il divano Maralunga, uno dei pezzi più venduti del design italiano". Secondo altre versioni, il contributo di Cesare andò ben oltre uno sguardo. Tutto cominciò da un pugno: quello sferrato dall’imprenditore a un prototipo di divano disegnato da Magistretti, che non convinceva. La forza del design: il pugno ruppe lo schienale e diede a Vico l’idea del movimento, cambiando la storia del divano. Soddisfatto, l’architetto commentò: "ecco, benissimo, così mi sembra perfetto".
Si davano del “lei” ma era come un “tu”, ricorda la figlia Adele Cassina. Insieme avevano viaggiato molto, specie a Londra (dove Vico dava consigli a Cesare sull’abbigliamento), e conoscevano le reciproche stranezze. Magistretti ad esempio era molto superstizioso e non ne faceva mistero. All’inizio degli anni Settanta, a una cena organizzata a Roma in onore di Vico da Cassina, Cesare si accorse che gli invitati erano tredici. "Corri a cercare il quattordicesimo!" ordinò alla figlia. Adele blocca i passanti: i primi scappano, ma uno si ferma, ascolta e accetta. "Cassina, chi è quello lì, che non lo conosco?" chiederà Vico, ignaro del pericolo scampato.
Divano Maralunga © Archivio Storico Cassina
Disegno per divano Maralunga © Archivio Studio Magistretti - Fondazione Vico Magistretti
Disegno per divano Maralunga © Archivio Studio Magistretti - Fondazione Vico Magistretti
Crediti
La mostra Vico Magistretti. Architetto milanese è resa possibile anche grazie al generoso contributo del Main Partner Cassina.