Ritratto di Frah Quintale, Edificio per abitazioni in Piazza Leonardo Da Vinci 3, Milano, Giovanni Mistretta, 1969, ©Silvio Tovaglia
Milano raccontata dalla cultura trap
13 aprile 2021
Quando ho iniziato a occuparmi del rapporto tra la musica urban e la cultura urbanistica e architettonica speravo un giorno di poter portare questo dialogo proprio in Triennale. Ho un’immagine precisa, nella mente, degli artisti che entrano nel Palazzo dell’Arte, si siedono su una sedia bianca e prendono in mano il microfono.
Perché proprio qui? Perché Triennale Milano non è soltanto un’istituzione, bensì una vera e propria fabbrica culturale in cui il motore sono le grandi mostre di rilievo quanto e soprattutto tutte le attività che animano il suo programma. In anni recenti, infatti, grazie al clima culturale aperto e di respiro internazionale, ha saputo promuovere con coraggio progetti transdisciplinari di questa natura, dallo skatepark dell'artista sudcoreana Koo Jeong A progettato per Triennale nel 2019 agli Esse Magazine Awards del 2020, in cui la cultura skate e quella musicale urban italiana si sono incontrate, fino alla mostra sull'architetto Carlo Aymonino, di cui a Milano ricordiamo il Gallaratese, che inaugurerà a maggio 2021.
Ritratto di Rkomi, Biblioteca Civica a Palazzo Sormani, Milano, Arrigo Arrighetti, 1947, ©Marco Aurelio Mendia
Ritratto di The Night Skinny, Chiesa San Giovanni in Bono, Milano, Arrigo Arrighetti, 1968, ©Marco Aurelio Mendia
In principio, la ricerca su questa crosspollination è nata da un personale legame con il tema del riscatto sociale, poi il focus si è spostato sul desiderio di riuscire a parlare di architettura e urbanistica ad un pubblico più ampio, non necessariamente di settore. Inoltre, l’intenzione era quella di abbandonare la tendenza a ridurre questi generi e sottogeneri a un puro fenomeno musicale superficiale, dedicato alle fasce d’età più giovani, come se loro non rappresentassero il futuro del nostro paese.
Oggi attraverso il progetto (T)rap Architecture vogliamo legittimare e dare spazio a una nuova forma di dialogo in cui l’architettura e l’urbanistica si confrontano non solo con gli artisti ma anche con il loro pubblico. Con l’obiettivo di superare i cliché legati alla cultura musicale urban, abbiamo invitato tre dei più influenti artisti della scena italiana – Frah Quintale, Rkomi e The Night Skinny – a riflettere sulla città di Milano, una città che, come racconta Frah Quintale, “può fare da megafono e diffondere le tue idee lungo tutta la nazione, perché quando ci sono i luoghi e le persone giuste, che si incontrano in un determinato momento in un determinato spazio, si crea dell’energia che è in grado di far accadere grandi cose”.
"Milano può fare da megafono e diffondere le tue idee lungo tutta la nazione, perché quando ci sono i luoghi e le persone giuste, che si incontrano in un determinato momento in un determinato spazio, si crea dell’energia che è in grado di far accadere grandi cose"
Frah Quintale
Ritratto di Frah Quintale, Edificio per abitazioni in Piazza Leonardo Da Vinci 3, Milano, Giovanni Mistretta, 1969, ©Marco Aurelio Mendia
Un tema centrale della nostra riflessione è rappresentato dalle architetture che fanno da background nei video musicali di questi artisti. Un’architettura quasi sempre popolare, materiale fondamentale per riscoprire il potere dell’urbanistica moderna, nazionale e internazionale. “Per uno come me è fondamentale leggere il proprio lavoro in relazione ai temi urbanistici e architettonici – dice The Night Skinny – perché è dalla città stessa che traggo ispirazione. Subisco il fascino dei contesti periferici, realtà che fotografo nel tempo libero e che spesso sono diventate il background di video musicali a cui sono particolarmente affezionato”.
Di generazioni e provenienze diverse, i tre protagonisti di (T)rap Architecture raccontano il loro rapporto con la città di Milano – dalla sua evoluzione degli ultimi anni alle realtà di quartiere – ma anche il percorso artistico che li ha portati, in parte, ad allontanarsi da immaginari, stereotipi ed etichette di genere musicale. Per gli artisti stessi, partecipare a un evento di questo tipo è un’occasione unica per confrontarsi con nuove realtà. Come dichiara Rkomi “è sicuramente un contesto diverso da quelli che conosco e sono felice di parteciparvi perché, così come nel mio lavoro non amo le etichette, credo che non esista un’unica sede dove raccontarsi.”
Ritratto di Rkomi, Biblioteca Civica a Palazzo Sormani, Milano, Arrigo Arrighetti, 1947, ©Marco Aurelio Mendia
Crediti
(T)rap&Architecture è un evento realizzato in collaborazione con adidas Originals