Come mai al giorno d’oggi gli architetti sentono il bisogno di tracciare nuove connessioni con altre discipline, tra cui la musica trap e rap e le sue derivazioni, nate come fenomeno underground?
In un momento storico caratterizzato da una costante sensazione di incertezza, stiamo gradualmente entrando – o ci siamo già entrati da tempo – in una fase di riorganizzazione del design e dell’architettura. L’architetto è costantemente alla ricerca di nuovi linguaggi che fanno ricorso a tutti i media e tools possibili: dal video allo smartphone, dai social network alle piattaforme streaming. In sostanza, come molti altri professionisti, sta sperimentando nuove forme di dialogo architettonico.
Allo stesso tempo anche nel mondo della musica è in atto un processo di trasformazione radicale. Si pensi al rap e al fenomeno trap, esploso negli anni recenti in Italia. Nati da una matrice culturale americana come fenomeni underground e subculture visceralmente legati a contesti marginali, oggi sono diventati parte di un linguaggio universale. Tutti ascoltano questi generi (e sottogeneri), dal dodicenne su TikTok al professionista di qualsiasi età. Il rap e la sua derivazione trap hanno gradualmente annullato ogni barriera, generazionale e di classe, e i loro artisti hanno fatto di questa scalata sociale ed economica il simbolo della loro rivincita culturale.