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Triennale è la casa di un mondo
10 aprile 2020
Il 4 marzo 2020, in una Triennale chiusa al pubblico a causa dell’emergenza coronavirus, si è svolto il primo seminario dedicato alla XXIII Esposizione Internazionale, che si terrà nel 2022. Sono stati invitati a dare il loro contributo esperti di diversi campi disciplinari: dall’astrofisica alla filosofia, dall’etologia all’arte visiva, dalla geopolitica alla robotica. Il seminario si è articolato in due momenti distinti, una prima parta dedicata ai soli partecipanti e ai loro interventi e una seconda, riassuntiva, trasmessa in live streaming.
Il team di coordinamento dell'Esposizione Internazionale, che ha organizzato questo seminario, propone alcune iniziali riflessioni sui contenuti e le modalità della giornata. Ognuno di loro offre una sintesi personale della ricchezza e della complessità dei temi trattati. Un racconto a più voci che vogliamo condividere per rendere accessibili le fasi del lavoro preparatorio della XXIII Esposizione Internazionale.
Maria-Jose Viñas, NASA
Le riflessioni condivise durante il simposio del 4 marzo scorso da parte di alcuni scienziati, oceanografi, virologi e ricercatori hanno avuto nella realtà un riscontro immediato. L’oceonografa Nadia Pinardi, l’astrofisica Ersilia Vaudo Scarpetta, l’etologo Donato Antonio Grasso, la virologa Ilaria Capua, il ricercatore Francesco Pomati, la biologa marina Mariasole Bianco hanno in qualche modo annunciato l’emergenza di un’attualità che precipitava. Non c’è stato evento politico, sociale e religioso che non sia dipeso dall’emergenza sanitaria e dalle relative misure di contenimento della pandemia; poi ancora dall’interrelazione col cambiamento climatico fino alle valutazioni di economisti e giuristi sull’uso dei big data e le politiche di privacy che il massivo utilizzo di intelligenza artificiale chiama e chiamerà in causa. Il cerchio si chiude con le valutazioni di accademici, esperti e intellettuali le cui istituzioni culturali vivono forti preoccupazioni sul futuro del loro destino.
L’invito dello storico dell’arte Giovanni Agosti è stato limpido e diretto. Triennale Milano dovrà affrontare la scelta del tema della prossima Esposizione Internazionale del 2022, concentrandosi su una storia dei problemi, contro le mode culturali e le banalità gergali. Una storia che sia raccontata non dal punto di vista dei vincitori, che tenga conto di altri punti di vista poiché la moda e il gusto intervengono pesantemente sulle nostre scelte.
L’acclaramento dei dati non può essere la sola variabile di assegnazione di giustezza della storia. Per Triennale, Agosti suggerisce un’autoanalisi del luogo dove l’esperienza dell’opera all’interno dello spazio è fondamentale perché ne attiva ulteriori energie. Una mostra è tale se crea un campo di forze differente da altre manifestazioni e lo fa proprio in virtù del rapporto che instaura col pubblico nel luogo, dell’intensificazione della sua umanità.
La centralità del Palazzo dell’Arte come epicentro e snodo di una rete espositiva, figlia di una tradizione ma oggi anche madre di un’evoluzione che deve aprire con ottimismo e senso dell’istituzione.
Triennale è la casa di un mondo, la cui facciata architettonica ornata di bandiere è stata simbolo e spesso risposta alla crisi di rappresentazione di temi e paesi. La sua appartenenza quasi centenaria al Bureau International des Expositions diventa centrale nel garantire opportunità espositive con politiche culturali che valorizzino la vocazione minoritaria di comunità, espressioni e discipline.
Joe MacGregor, NASA
In conclusione, se esiste una difficoltà nel risolvere un tema complesso da parte di curatori, artisti, progettisti e ricercatori all’interno dei padiglioni nazionali, questa difficoltà si acuisce se l’interpretazione del tema è messa in relazione con la compatta iterazione di casi e opere che può avvenire all’interno di una mostra tematica. Agosti insiste infatti sulla necessità di curare la qualità dei casi esposti e la loro formalizzazione figurativa proprio per ovviare al problema di conoscenza che vive il pubblico di nuova generazione con la perdita di strumenti cognitivi.
Il Palazzo dell’Arte sia quindi un cuneo di contraddizioni, spazio accogliente per modelli di alterità positiva e buone pratiche. Si ponga quasi ai margini, non ai margini. Nemmeno quasi al centro. Consideri una geografia in divenire e sia agitatore di un dibattito riformatore su cosa possa diventare un’esposizione internazionale iscritta al Bureau International des Expositions e dalla secolare tradizione.
Video dell'evento Verso la XXIII Esposizione Internazionale di Triennale Milano del 4 marzo 2020