Non si può parlare di tempo senza riflettere sul fatto che esso è anche una caratteristica intrinseca dell’uomo. Il ritmo circadiano è nel suo complesso il nostro “orologio biologico” che, come un vero orologio, scandisce il trascorrere delle ore in base ai cicli luce-buio, per permetterci di adattarci all’ambiente che ci circonda. Non è nemmeno una esclusiva umana: pressoché tutti gli esseri viventi hanno qualcosa di simile, dalle singole cellule fino ad arrivare agli organismi più evoluti. Esso è costituito da tanti piccoli orologi, uno per ogni cellula per la precisione, che, nonostante siano a noi invisibili, si assicurano che facciamo la cosa corretta nel momento giusto. Grazie, infatti, ai processi fisiologici che avvengono nel nostro organismo, il nostro corpo “risponde” allo scorrere delle ore e si adatta a svolgere specifiche funzioni in ogni fascia oraria (ciclo sonno-veglia). Gli ingranaggi di questo meccanismo consistono in geni e proteine che si trovano all’interno di ogni cellula, e lavorano su cicli di circa 24 ore (da cui il nome). Negli organismi complessi, ed in particolare nei vertebrati, gli orologi cellulari sono tra loro coordinati da un orologio centrale, che si trova nel cervello, e che lavora sfruttando la presenza o meno della luce, per potersi sincronizzare con il momento effettivo della giornata.