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Jim Jarmusch

Non è solo un film: la musica nel cinema di Jim Jarmusch

21 gennaio 2023
Jim Jarmusch, uno dei più premiati registi contemporanei, intreccia il cinema alla musica. Vi raccontiamo la sua arte e proponiamo una playlist di brani tratti dalle sue opere cinematografiche.
A comporre l'immagine naturalmente associata alla figura di Jim Jarmusch concorrono tanti elementi: i film fuori dagli schemi, il capello indomabile, le collaborazioni con artisti di tutto il mondo, le amicizie con alcuni degli attori e delle attrici più in vista di Hollywood. E poi c’è la musica, che Jarmusch pratica in prima persona e che intreccia indissolubilmente con i suoi film. Tra note e fotogrammi sembra esserci un legame naturale.
Down by Law, 1986
Il cinema di Jarmusch è, infatti, ricchissimo di riferimenti musicali, di musicisti prestati al cinema, di attori prestati alla musica. L’arte di combinare il suono è fondamentale nella sua poetica: può dare il titolo al film, facilitare l'immedesimazione con il soggetto o ancora adattarsi all’umore dei personaggi. Le sonorità sono tra le più varie e spaziano dalla voce graffiante di Tom Waits alle partiture di Gustav Mahler. È un cinema che coinvolge artisti internazionali, statunitensi, africani, asiatici, europei, spagnoli, italiani, francesi, molto spesso invitati a esprimersi nella propria lingua madre contribuendo alla portata musicale dell’opera. La musica è un linguaggio universale, coinvolgente, inclusivo che sin dal primo film di Jarmusch, Down by Law, occupa un ruolo di primo piano.
Down by Law, 1986
Sebbene le prime due pellicole del regista assomiglino a student film ben riusciti dalla poetica ancora magmatica, con Down by Law la musica ne plasma il mood e la poetica. La voce di Waits apre e chiude il racconto, rispettivamente con Jockey Full of Bourbon e Tango Till They’re Sore, la prima una ballata “piratesca” che accompagna una carrellata per le strade di New Orleans, quasi un’anticipazione della favola sgangherata cui si assiste, la seconda ancora più della prima influenzata da sonorità tipiche della città di Louis Armstrong. Il sodalizio artistico con Waits sembra naturale quanto la sintonia con Roberto Benigni, che in Down by Law si prende la scena come personaggio esuberante, cambiando la vita dei protagonisti e il corso del film. La musicalità della lingua italiana fa a pugni con lo slang utilizzato da Waits e John Lurie (anche lui attore-musicista), ma da questa dialettica nascono gag, incomprensioni e infine un’empatia che va oltre la provenienza e la nazionalità, sfociando in quel melting pot culturale che così spesso nei film di Jarmusch caratterizza l’incontro con l’altro. Down by Law si apre e si chiude con la musica  che invece resta muta per quasi tutta la durata del racconto, d’altronde i protagonisti finiscono in carcere e non possono più ascoltarla. Il pubblico condivide lo stesso destino e l’unico intervallo da questa assenza è l’incontro con Nicoletta, interpretata da Nicoletta Braschi, che si lancia in un romantico lento con Benigni sulle note di It’s Raining di Irma Thomas.
Mystery Train, 1989
Mystery Train è un film dichiaratamente a sfondo musicale, come si intuisce dal titolo, tratto dal pezzo scritto da Junior Parker e Sam Phillips e interpretato da Parker stesso e soprattutto da Elvis Presley, effigie e fantasma perennemente presente. Il racconto è  ambientato proprio a Memphis, dove le storie di tre personaggi non americani si intersecano sulle note del “Re del Rock and Roll”, di Roy Orbison, di Rufus Thomas e di tanti altri. La celebrazione della musica statunitense passa attraverso lo  sguardo straniero, occasione per la prima incursione di Jarmusch nella cultura giapponese. La storia coinvolge, infatti, una giovane coppia di Yokohama impegnata in un train trip che diventa pellegrinaggio nella città di Elvis. Jarmusch ripropone questo tipo di scambio culturale a più riprese nella sua filmografia, basti pensare al protagonista samurai atipico di Ghost Dog (accompagnato dalla colonna sonora rap orientaleggiante di RZA) o alla becchina armata di katana di The Dead don’t Die, interpretata da Tilda Swinton. 
Dead Man, 1995
Altra tappa musicalmente fondamentale è la collaborazione con Neil Young per la colonna sonora di Dead Man, western sperimentale, improvvisata da Young in studio, guardando il montato finale del film. Un continuo riarrangiamento dello stesso brano che scandisce le vicende vissute da William Blake (Johnny Depp), che si incrocia, tra gli altri, con Iggy Pop. Quest’ultimo poi lo si ritrova  anche in Coffee and Cigarettes (2003), una raccolta di brevi quadri il cui filo conduttore è suggerito dal titolo, “caffè e sigarette”. In questo caso i brani da citare sarebbero troppi, basti segnalare l’apertura e la chiusura dedicate a Louie Louie di Richard Berry, brano interpretato sia da Berry insieme ai Pharaohs, e nei titoli di coda da Iggy Pop, sia in dialogo con  Waits in uno dei momenti più “Jarmusch” di tutta la filmografia del regista: i due, nei panni di loro stessi, fumano una sigaretta perché avendo smesso di fumare possono finalmente fumarne una. Paradosso di un cortometraggio – Coffee and Cigarettes: Somewhere in California – vincitore della Palma d’Oro a Cannes 1993, al quale poi Jarmusch aggiunse tanti altri tasselli per ottenere dieci anni dopo un lungometraggio che è la celebrazione della generazione del caffè e del tabacco, due carburanti per menti geniali e un po’ sopra le righe.
Coffee and Cigarettes: Somewhere in California, 1993
Del 2013 è invece Only Lovers Left Alive, storia d’amore tra due vampiri annoiati, Adam (Tom Hiddleston) ed Eve (Tilda Swinton) che cercano di arrabattarsi per evitare di uccidere inermi esseri umani nel tentativo di soddisfare la propria dipendenza da sangue fresco. Hiddleston riempie i secoli vissuti sulla Terra con la sua passione per la musica e in particolare per le chitarre, ne ha a decine, anche di appartenute ad alcuni tra i più grandi musicisti del passato. La musica è quasi onnipresente all’interno del film e costituisce per Adam l’ultimo appiglio alla vita, una fonte di senso che sembra non bastare più, ma che si rivela come sempre salvifica: uno struggente brano interpretato dalla cantante libanese Yasmine Hamdan lo trasporta, in una dimensione tragica, passionale e molto umana – paradossalmente, per un vampiro – che lo tiene legato alla vita e al suo amore per Eve. La musica in questo caso è sinonimo di salvezza, fa viaggiare nel tempo e immaginare futuri  migliori. 
Only Lovers Left Alive, 2013
La maggior parte della colonna sonora è a opera degli SQÜRL, ovvero del duo composto proprio da  Jarmusch insieme all’amico Carter Logan, presente anche nel metacinema puro di The Dead don’t Die, uno zombie movie che riflette sulla società contemporanea e che vede uno dei suoi protagonisti dichiarare di conoscere la sceneggiatura del film perché l’ha letta in anticipo, e la colonna sonora “’cause it’s the theme song”. Il film, infatti, ha il suo tema principale in The Dead don’t Die di Sturgill Simpson, autore di musica country americana al quale Jarmusch dà il compito di scrivere e interpretare il pezzo che continuamente riaffiora durante il film, alla radio e come album su disco. Un brano premonitore che, per il personaggio di Adam Driver che ha letto la sceneggiatura, è un piacevole accompagnamento, mentre per quello di Bill Murray, ignaro della storia truculenta che sta per vivere, diventa via via insopportabile.