© Triennale Milano - 18ª Esposizione Internazionale
Il giardino delle cose: una nuova ecologia dell’artificiale
13 maggio 2022
La Tradizione del Nuovo, a cura di Marco Sammicheli, è un progetto-mostra del Museo del Design Italiano per la 23ª Esposizione Internazionale di Triennale Milano. Partendo dalla collezione del museo e dagli archivi delle mostre internazionali, il progetto illustra le ricerche svolte da singoli, aziende, scuole e collettivi rispetto a sfere dell’esistente sconosciute o non ancora esplorate. La mostra ricostruisce le vicende fondamentali di questo “approccio”, con particolare riferimento alla storia delle Triennali nell’arco temporale 1964 (13ª Triennale – Tempo libero) – 1996 (19ª Triennale – Identità e differenze), che hanno stimolato riflessioni e dibattiti su questioni ancora oggi aperte, come quelle ambientale o sul tempo libero, l'inclusione sociale di identità diverse, la geografia globale e il grande numero.
Nell’ambito della riflessione sulla questione ambientale, uno dei temi posti all’ordine del giorno è quello della necessità di avere maggior “cura”, intesa come attenzione affettiva verso ogni aspetto dell’esistente. La mostra tematica Il giardino delle cose, a cura di Ezio Manzini, per la 18ª Esposizione Internazionale suggerisce una nuova visione del rapporto tra le cose e la tecnica che le produce. Di seguito alcuni estratti.
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18ª Esposizione Internazionale
Mostra tematica
La vita tra cose e natura: il progetto e la sfida ambientale
Fulvio Carmagnola, Frida Doveil, Ezio Manzini, Francesco Morace, Antonio Petrillo
1. “Il giardino delle cose” è la metafora di un mondo in cui si coltiva la tecnica, così come nel giardino delle piante si coltiva la natura. Un mondo in cui le cose sono affascinanti e diverse come le piante. E, come le piante, hanno una propria vita: cose che durano per secoli come una quercia o che vivono una giornata come un fiore, ma che comunque rientrano in una più generale ciclicità della materia e dell’energia. Cose che, come un albero da frutto, si amano per come sono e per ciò che ci danno. Cose che rendono un servizio e che ci richiedono una cura. “Il giardino delle cose” è la metafora di un mondo possibile in quanto sostenibile. Cioè un mondo in cui produrre, consumare e ricercare la soddisfazione dei propri bisogni non è in contrasto con la necessità di garantire, alle generazioni presenti e future, la vivibilità del nostro Pianeta. Un mondo possibile in cui le cose hanno un senso, un’individualità, una storia e a volte anche, come certe piante, una loro magia e un loro mistero. Allo stesso tempo, però, “il giardino delle cose” è solo uno tra i tanti, diversi e altrettanto possibili, mondi futuri. Le sue potenzialità sono quelle di un germoglio: può crescere o morire soffocato da altre piante più forti di lui. Ciò che avverrà dipende da noi tutti: dalla capacità che avremo di riconoscerne il valore e di dargli la possibilità di vivere.
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2. Pensare a “il giardino delle cose” significa cambiare punto di vista sulla natura e sul ruolo degli oggetti. Significa una trasformazione radicale dei riferimenti di valore e dei criteri di qualità con cui nella modernità si è pensato al rapporto tra gli uomini e l’ambiente, tra gli uomini e le cose. Significa anche un cambiamento profondo nella cultura del progetto. Il cambiamento è già in atto da tempo e ha portato a quel complesso fenomeno cui si è dato il nome di Nuovo Design.
Col Nuovo Design il rapporto con le cose è stato posto al centro di una profonda riflessione diventando punto di partenza di numerose linee di ricerca. Oggi, l’emergere della questione ambientale pone questa riflessione e queste ricerche in un orizzonte più ampio, collegandole a un complesso di fatti culturali, sociali e produttivi, che offrono alla cultura del progetto una straordinaria occasione: quella di ripartire dai vincoli che l’ambiente pone all’attuale sistema di produzione e consumo per proporre soluzioni diverse, improntate su nuovi criteri di qualità.