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Triennale Milano
foto di Daniele Giannetti

L'etologo Donato Antonio Grasso riflette sulla vita e sul comportamento sociale delle formiche

5 maggio 2020
Il 4 marzo 2020 in Triennale si è svolto il primo seminario dedicato alla XXIII Esposizione Internazionale, che si terrà nel 2022. Sono stati invitati a dare il loro contributo esperti di diversi campi disciplinari: dall’astrofisica alla filosofia, dall’etologia all’arte visiva, dalla geopolitica alla robotica. A seguire l'intervento dell'etologo Donato Antonio Grasso.
"Una foto iconica ricorrente quando si affronta il tema del rapporto tra uomo e natura è quella scattata dall’Apollo 17 nel 1972. L’immagine (Blue Marble, la biglia blu) è particolarmente suggestiva perché ritrae la Terra completamente illuminata. Qui la materia, oltre 3.5 miliardi di anni fa, ha acquisito quelle peculiari proprietà che chiamiamo vita. Tutto ciò che la riguarda si è svolto e si svolge nel sottile strato di soli 20 chilometri della biosfera. I viaggi spaziali ci hanno permesso di allontanarcene per la prima volta ma, paradossalmente, proprio guardando “in faccia” il nostro pianeta come non era mai successo prima ci siamo resi conto della sua bellezza e della sua vulnerabilità. Avvicinandoci con una zoomata virtuale, ci troveremo al cospetto di un caleidoscopio di fenomeni naturali che permeano anche gli anfratti più reconditi della biosfera. 'Il mondo è pieno di cose magiche pazientemente in attesa che i nostri sensi si acuiscano' scriveva W.B. Yeats."
Blue Marble, Nasa
"Con questo spirito, biologi e naturalisti esplorano la vita cercando di passare dal guardare al vedere. Nello studio della natura in tutta la sua inebriante bellezza è possibile sperimentare un principio generale dell’avventura scientifica: l’inesplorato, ovunque si trovi, è sempre un viaggio esotico ai confini della conoscenza. Non importa essere in una foresta tropicale o nel giardino di casa. Sarebbe possibile dedicare un’intera vita a un viaggio, simile a quello di Magellano, intorno al tronco di un solo albero, ci ha insegnato il grande biologo E.O. Wilson." 
foto di Daniele Giannetti
"Gli organismi viventi sono finestre attraverso cui osservare la vita e coglierne le diverse sfaccettature. Tra questi, le formiche sono tra i primi con cui abbiamo familiarizzato nella nostra infanzia. Sono una presenza nella nostra quotidianità e parte integrante del nostro paesaggio mentale. Per capire come funzionano le loro colonie è però necessario racchiudere il proprio universo a pochi millimetri e analizzare come le singole componenti si integrano nel tutto. Gli eventi qui hanno una rilevanza insolita. In questo spazio-tempo quasi magico il lavorio della vita è racchiuso in un microcosmo. Le formiche ci incuriosiscono forse perché pensiamo di intravedere nella loro organizzazione sociale la rappresentazione ideale del nostro mondo. Ma formiche e uomini sono animali molto diversi. Più che antropomorfizzare questi insetti e cercare nella loro vita sociale metafore per riflettere sulla nostra, conviene approfondire la loro conoscenza."
"Gli insegnamenti più importanti che possono darci sono, infatti, le conoscenze che derivano dal loro studio e che hanno implicazioni importanti in ambiti che possono anche travalicare i confini della biologia. Sono ottimi «modelli» proprio perché il loro studio può facilitare la comprensione di processi basilari comuni ad altri sistemi, non perché siano una versione semplificata dell’uomo e del suo vivere sociale. Noi basiamo le nostre relazioni sulla conoscenza reciproca e la partecipazione emotiva, organizziamo le nostre attività in modo verticistico e gerarchizzato, qui invece la parola chiave è decentralizzazione. In pratica, le loro attività collettive sono svolte ovviamente da individui ciascuno dei quali contribuisce al tutto con una azione guidata da regole (algoritmi) semplici e basate su informazioni locali. L’azione dell’individuo influenza le attività degli altri che adotteranno a loro volta la stessa o altre regole. L’effetto finale è un prodotto con proprietà superiori alla somma delle parti. Ma non c’è nessuno che dirige i lavori. Qui il capo (il cervello) è tutto il gruppo. Ecco perché si parla di intelligenza di sciame o diffusa."
"Alcuni di questi algoritmi sono stati decifrati e utilizzati nella progettazione di software che risolvono problemi simili a quelli incontrati dalle formiche nella loro quotidianità, come trovare la via più breve che congiunge vari punti. Ciò ha già trovato applicazioni nello smistamento delle merci, nell’ottimizzazione di internet o nella progettazione di robot che lavorano in sciami. Ma le formiche offrono anche importanti servizi ecosistemici nel rimaneggiamento, areazione, arricchimento del suolo con sostanze organiche o con l’azione di controllo biologico verso agenti infestanti. Studi sperimentali hanno anche evidenziato che le formiche o i microrganismi associati ad alcune specie producono sostanze antibiotiche, altre invece sembrano efficaci nei confronti di alcune patologie cellulari. Sono anche utili bioindicatori ecologici e di qualità ambientale. Tutto ciò testimonia ancora una volta l’importanza dello studio e della salvaguardia del mondo naturale di cui noi siamo parte integrante." 
Cerambicide, foto di Daniele Giannetti
"La natura offre storie avvincenti che hanno attraversato il tempo e lo spazio fino a giungere a noi. La diversità biologica è il frutto di processi evolutivi irripetibili, ogni foresta un mondo unico, ogni specie un’esperienza singolare della storia della vita che vale la pena conoscere. È nostra responsabilità custodirle e salvaguardarle per le generazioni future. In questa missione, l’arte e la scienza sono alleate in un percorso che, partendo dalla meraviglia, deve concepire un mondo nuovo e progettare la sua realizzazione. È venuto il momento di dimostrare di essere degni di quell’appellativo che ci siamo dati noi sapiens. Da questo dipenderà il futuro della vita sulla Terra e del patrimonio di bellezza e utilità che racchiude in ogni suo piccolo frammento."
Gonepteryx, foto di Daniele Giannetti
Donato Antonio Grasso è etologo, professore del Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale dell’Università di Parma, dove insegna Zoologia, Etoecologia e Sociobiologia. Studia l’ecologia del comportamento sociale degli insetti, le interazioni tra animali, piante, microrganismi, e gli straordinari adattamenti che le caratterizzano. È stato presidente della sezione Italiana dell’International Union for the Study of Social Insects (2005-2010), attualmente è membro del Comitato Scientifico e del Comitato Etico della Fondazione Museo Civico di Rovereto. È autore de Il formicaio intelligente - Come vivono e che cosa possono insegnarci i più sociali tra gli insetti (2018, Zanichelli).