Il ciclo Big Sky Hunting di Alberto Sinigaglia, al contrario, rifiuta una simile rassicurante subordinazione al reale, allestendo una riflessione generale sul concetto di visione e sul perdurante tentativo di superarne i limiti intrinseci. Nel suo caso la narrazione del cosmo avviene attraverso finzioni, contraddizioni, capovolgimenti di senso fino a giungere a una concezione immaginaria,in cui il fruitore arriva a trascendere una dimensione puramente "retinica" dell’osservazione. Il racconto visivo messo in atto dall'autore è quindi privo di uno stilema espressivo preordinato, miscelando scatti con cui ritrae la realtà ad appropriazioni di immagini già esistenti sino a includere oggetti dal valore emblematico che possono essere letti come dei ready made attuati attraverso la fotografia. Ne consegue che in questo terreno di ricerca perda di significato il dualismo realtà-finzione, dando vita a tasselli osmotici di un unico percorso che si dipana all'insegna dell'ibridazione.