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Triennale Milano
© Stefano Conca Bonizzoni
© Stefano Conca Bonizzoni

From Tokyo to Milan: intervista ad Aguyoshi

31 maggio 2022
Seguitissimo sui social, il duo artistico Aguyoshi è composto dai performer e danzatori contemporanei Aisa Shirai e KEKE. Il 13 e il 14 maggio 2022 – nell’ambito della 5ª edizione di FOG – la coppia si è esibita per la prima volta al di fuori del Giappone. Aguyoshi ha invaso gli spazi urbani milanesi di Parco Martesana dando vita a delle azioni performative di pura improvvisazione.
Video: Stefano Conca Bonizzoni
Aguyoshi nasce nel 2016 a Tokyo. Le coreografie del duo sono influenzate tanto dalla danza giapponese – con tracce di Butoh (una forma di teatro-danza sviluppata in Giappone negli anni Sessanta) – quanto dalla danza classica e da altri stili occidentali. Adattando queste influenze per creare uno stile nuovo (noto come “Moyayoshi”), Aisa Shirai e KEKE esplorano le strade di Tokyo reinventando la relazione tra corpi e spazio pubblico. Le forme dell’architettura urbana e i ritmi della vita cittadina determinano il tracciato delle loro coreografie, che sono quasi interamente improvvisate sul luogo. Contro ogni aspettativa di virtuosismi o di acrobazie mozzafiato, Aguyoshi offre al pubblico l’esperienza di “corpi deboli” che si lasciano ondeggiare dal vento. Durante FOG22 abbiamo avuto il piacere di intervistare i due artisti.
© Lorenza Daverio
© Lorenza Daverio
Parlateci del vostro percorso artistico. Quali sono i vostri punti di riferimento? 
Aisa Shirai ha imparato la danza classica durante la sua infanzia, e ha incontrato la danza contemporanea al liceo. Come ballerina si è esibita nelle produzioni create da Megumi Kamimura e KaeruP, tra gli altri, e ha coreografato diversi pezzi. KEKE invece ha studiato per 15 anni (sotto la guida di Chieko Wada) un metodo di espressione fisica chiamato “Miimu”. Ha anche ballato per la compagnia diretta da Kim Itoh. Abbiamo formato Aguyoshi nel 2016 quando iniziammo a vivere in condivisione nella stessa casa. All'inizio sono stati creati alcuni brevi pezzi destinati al palcoscenico, ma poi gradualmente abbiamo sviluppato l’attuale stile di Aguyoshi. I nostri riferimenti sono i concetti e le filosofie della danza post moderna e del Butoh, che si riflettono soprattutto nel nostro approccio al corpo, inteso come “corpo non privilegiato”. Le nostre risposte corporee sono come delle danze volte a reagire a ciò che accade di fronte a noi. Rispetto alle arti visive, prima di fondare Aguyoshi, siamo stati influenzati da una mostra di John Wood e Paul Harrison a Tokyo (2015). Inoltre, ci hanno ispirato molto anche i programmi televisivi locali e i video sui social incentrati sugli animali. Sappiamo che potrebbe sembrare un po’ sciocco, ma per noi sono importanti.
© Lorenza Daverio
© Lorenza Daverio
© Lorenza Daverio
In relazione al vostro linguaggio espressivo, che rapporto avete con i social?
Le nostre performance difficilmente potrebbero attirare l’attenzione del pubblico all’interno dello spazio teatrale. Sono lavori troppo modesti e di basso profilo. Eravamo però sicuri che un pubblico avrebbe apprezzato questo tipo di “danza”. Le persone che puoi incontrare a teatro sono limitate; i social invece ampliano le tue opportunità. Abbiamo pensato che aprirci ai social avrebbe aumentato le nostre possibilità di essere visti da persone con gusti insoliti, per così dire. Le nostre creazioni sono fortemente influenzate anche dalle interfacce digitali e dal funzionamento degli algoritmi, così come dalle nostre abitudini rispetto alle videocamere, o dalle dimensioni degli smartphone dei nostri spettatori. Questi fattori influiscono sulle composizioni delle coreografie, l’orientamento dei movimenti, la lunghezza dei lavori, e così via. Anche se ci sono alcuni inconvenienti, ci piace essere coreografati da vari fattori esterni al di fuori del nostro controllo. Preferiamo basarci principalmente su questi elementi; tanto sugli spazi in cui ha luogo l’azione performativa quanto sulle strutture e le dinamiche del web e dei social.
© Lorenza Daverio
La pratica performativa può ridefinire il nostro modo di vivere e concepire gli spazi metropolitani?
Nella vita quotidiana siamo dominati dalla logica degli obiettivi, in una continua corsa. La maggior parte delle persone non si preoccupa delle strade su cui cammina regolarmente, della forma presa da un albero che sta crescendo, di quale sia il grado di inclinazione di un pendio. Avvicinarsi alle “forme delle città” attraverso i nostri corpi ci libera da una “prospettiva trincerata”, piena di obiettivi e significati. Pensiamo che la vita potrebbe essere leggermente più facile e leggera se riuscissimo a entrare in equilibrio con gli spazi e le città in modo flessibile.
Se i social e il web non fossero esistiti, la vostra arte si sarebbe sviluppata in maniera diversa?
Difficilmente potremmo prevedere l’eventuale successo dei video che pubblichiamo sui social. Ovviamente siamo attenti alle reazioni dei nostri follower, ma questo non influisce così tanto sui contenuti che creiamo. Diamo priorità alla nostra soddisfazione e realizziamo ciò che ci piace. Naturalmente se i social e il web non fossero esistiti, il nostro sviluppo sarebbe stato diverso: avremmo avuto bisogno di modi differenti per comunicare al mondo il nostro immaginario performativo. Tuttavia la nostra filosofia di base sarebbe comunque la stessa: danzare facendosi coreografare dall'ambiente esterno. Tutto ciò ha origine dalla nostra concezione del corpo, dello spazio e del movimento, e anche dai nostri valori culturali.