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Triennale Milano
Saburo Teshigawara, Glass Tooth, ph Toshiaki Yamaguchi

La danza come meditazione e apprendimento: intervista a Saburo Teshigawara

25 novembre 2022
Leone d'Oro alla carriera alla Biennale Danza 2022 di Venezia, il coreografo e danzatore giapponese Saburo Teshigawara – anche pittore, scultore e disegnatore – è in scena il 3 e il 4 dicembre all’interno della stagione teatrale 2022 di Triennale Milano con uno dei suoi ultimi lavori, Adagio, che lo vede esibirsi assieme alla sua storica collaboratrice, Rihoko Sato.
Rihoko Sato, ph. Akihito Abe
Adagio è l’ottantottesimo capitolo del progetto Update Dance targato KARAS APPARATUS, spazio creativo da lei inaugurato nel 2013 nel quartiere Ogikubo di Tokyo. Come nasce questo lavoro?
L’adagio è una musica suonata secondo un tempo lento. Quando danzo un adagio il mio corpo si liquefà e scompare gradualmente, sento solo il mio cuore che fluttua nell’aria. Pian piano le parole scompaiono, così come i significati, e l’esistenza tutta. È in quel momento che sento vivere la vita e la morte. Se penso al corpo come a un brano musicale il primo movimento lo identifico con il capo e il volto; il secondo movimento con il torso, in particolare il cuore; il terzo con gli arti; e il quarto con tutto il corpo. Questa metafora potrebbe non essere la più appropriata, ma se consideriamo questa struttura, potremmo dire che l’adagio è il cuore del componimento, sei d’accordo? Il movimento più tranquillo governa l’intero brano in maniera estremamente ricca e dà vita all’energia, al centro della vita.
Come la maggior parte dei suoi lavori, Adagio è ideato ed “eseguito” insieme a Rihoko Sato. In che modo il punto di vista femminile e la sua presenza influenzano il processo creativo, dalle prime fasi all’esecuzione sul palco?
Sato è un’esistenza assoluta. Non mi riferisco soltanto all’esistenza del suo corpo danzante, ma anche e soprattutto alla sua anima interiore, che va aldilà di ogni singola opera, dedicandovisi nobilmente come un messo col proprio messaggio: fin dall’inizio del processo creativo sento la sua eco, e percepisco la luce della sua esistenza fino alla fine dell’opera. È una tale esistenza! E tutto ciò è il fondamento del mio processo creativo.
ph. Akihito Abe
Quest’anno ha ricevuto il Leone d'Oro alla carriera alla Biennale Danza 2022 di Venezia. Wayne McGregor ha scritto, nelle motivazioni del premio, che “il suo potente senso della forma coreografica e il suo personalissimo linguaggio concorrono a creare un mondo esclusivamente suo. La sua pratica abbraccia una vasta gamma di discipline, dal teatro alle arti visive dal film/video fino alla progettazione di scenografie, luci e costumi per tutti i suoi spettacoli. È la sua capacità di costruire interi ecosistemi artistici insieme al suo inesauribile coraggio a disimparare che ne fanno un unicum rispetto ad altri artisti. Teshigawara coglie il potere di un corpo in flusso costante ed è determinato a espandere il potenziale della coreografia oltre i limiti tradizionali”. Quanto è importante esplorare diverse discipline e media in funzione della propria creazione artistica, e qual è il suo approccio con le parti non danzate, come i costumi, la scenografia, le luci? Pensare all’opera finita già in fase di creazione la aiuta a spingere i confini della danza verso nuove interazioni con altre forme espressive?
Esplorare discipline diverse non è il mio scopo ultimo. La questione è un’altra: il mio interesse mi ha portato lì? Sento l’esigenza artistica affinché ciò accada? In altre parole, tutto dipende dalla possibilità di stabilire una relazione reciproca: se l’oggetto del mio interesse mi dà qualcosa in cambio io posso ricevere qualcosa da lui. È un rapporto che nasce dall’interesse e dalla necessità, e che non ho scelto intenzionalmente.
ph. Hideto Maezawa
Lei è uno stimato professore e  insegnante, con un’attenzione particolare per le nuove generazioni di danzatori e le loro possibilità. Lavorare come formatore, a contatto con gli studenti, è per lei anche una fonte d’ispirazione?
Nella mia vita ho imparato a studiare perché me l’hanno insegnato. Prima  non sapevo come apprendere. Successivamente, ho scoperto che potevo essere autonomo nello studio. Quindi, prima ho appreso una forma di conoscenza inconsapevole; poi sono stato istruito, e ho appreso consapevolmente; in seguito, ho acquisito l’autonomia nell’apprendimento. Il passo successivo è stato quello d’insegnare agli altri, e contemporaneamente imparare. Ritengo che l'insegnamento sia una fonte di apprendimento e che l'apprendimento sia una fonte di insegnamento. La mia carriera come danzatore si è sviluppata su due rotaie dello stesso binario: l’insegnamento-apprendimento e la creazione. Ho insegnato, sperimentato e studiato il corpo assieme ai miei studenti nei laboratori prima di iniziare a realizzare la mia prima creazione. Questa è stata la prima rotaia, e la seconda è stata la creazione stessa: da allora procedo su questo binario.
ph. Hideto Maezawa
Come immagina la danza del futuro? Quale evoluzione considera fondamentale affinché la danza continui a comunicare qualcosa e a emozionare le persone?
Credo che le basi della danza debbano essere sempre fondate sullo studio approfondito delle teorie della natura e della vita e su ciò che si ricava da tale conoscenza, anche quando ciò non ha un collegamento diretto con la danza. È necessario seguitare questo viaggio unico e sincero: alimentare quel “non so che” che una persona ha sentito per la prima volta, continuare a prendersene cura con tenacia e gioia. Non uniformarsi, non temere di venire isolati, e credere nell’intelligenza e nell’amore delle persone. Ma non penso, né voglio pensare a cosa ne sarà della danza in futuro. Non mi interessa.