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Triennale Milano
emilija
Aphotic Zone, 2022, courtesy l'artista, Erik Cordes and the Schmidt Ocean Institute e Fondazione In Between, foto di Andrea Rossetti

Il pianeta visto da Emilija Škarnulytė

14 gennaio 2023
Il lavoro dell'artista lituana, già tra le protagoniste della 22ª Esposizione Internazionale Broken Nature: Design Takes on Human Survival, indaga il tempo cosmico, geologico e storico, oltre all’impatto delle tecnologie sulla Terra.
Emilija Škarnulytė, foto di Monika Penkute
Emilija Škarnulytė (1987, Vilnius, Lituania) è artista visiva e regista. Dopo aver studiato scultura all’Accademia di Brera a Milano e successivamente a Tromsø in Norvegia, ha avviato una ricerca che abbraccia diverse tematiche legate al presente pur con una visione atemporale, non didascalica ma poetica. 
Future Fossil, video still, loop 3D
I suoi lavori sono stati ospitati alla Biennale Architettura di Venezia nel 2016, alla Biennale SIART in Bolivia 2016, alla Biennale d'Arte di San Paolo e alla Biennale Internazionale d'Arte Contemporanea di Riga 2018, e anche presentati all’interno di festival di audiovisivi come l'International Film Festival Rotterdam. Nel 2019 torna a Milano per partecipare alla 22ª Esposizione Internazionale di Triennale Milano Broken Nature: Design Takes on Human Survival che ha visto pronunciarsi artisti, designer, architetti e scienziati sull’idea di “riprogettare” le nostre vite in rapporto al Pianeta in crisi. Quella che la curatrice Paola Antonelli ha definito “un museo di storia naturale del futuro” è una definizione che si addice anche all’arte di Emilija Škarnulytė che va oltre l’immaginario distopico dell’antropocene, costruendo mondi, visioni e forme di vita ibride dal grande fascino e potere evocativo. I suoi video e installazioni multimediali, che intrecciano il genere del documentario con quello della fiction, riflettono le relazioni invisibili tra il mondo fisico e il potere di immaginare scenari e soluzioni fantascientifiche.
Manifold, istallation view, Triennale Milano, 2019, foto di Andrej Vasilenko
Come sopravviveremo a sfide quali il cambiamento climatico e ai conflitti globali che stanno tornando prepotentemente a minare la stessa idea di società? Sottilmente, e senza clamori catastrofistici, le opere di Škarnulytė sembrano già accompagnarci in una fase successiva (per quanto potenzialmente reale) di come potrebbe apparire il nostro ambiente in seguito a questi eventi. Opere come Extended Phenotypes (2017) esposte in Broken Nature prefigurano una sorta di archeologia del futuro ma sembrano anche anticipare scenari di adattamento di un’umanità mutata, adattata e trasformata dal progresso tecnologico. 
Il film Aphotic Zone (2022) proiettato recentemente nella mostra collettiva Penumbra, curata da Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi per la Fondazione In Between Art Film al Complesso dell’Ospedaletto di Venezia, è ambientato nell’oscurità dell’Oceano Pacifico e ritrae l’esplorazione di robot abissali impegnati in attività apparentemente misteriose e fantascientifiche che hanno invece a che fare con l’avidità dell’estrattivismo. Sono immagini sublimi che rappresentano senza edulcorazioni brani estremi di un presente che appare già come un problematico futuro. 
Aphotic Zone, 2022, courtesy l'artista, Erik Cordes and the Schmidt Ocean Institute e Fondazione In Between, foto Andrea Rossetti
Solo quattro anni fa, Emilija Škarnulytė vinse il Future Generation Art Prize a Kiev per il suo video t 1⁄2 (2019), opera che fa da perno alla grande installazione ambientale che caratterizza l’ultima grande personale dell’artista Chambers of Radiance al Radvila Palace Museum of Art di Vilnius e che sarà visibile per due anni. In questa mostra le video installazioni di Škarnulytė entrano in un profondo e suggestivo dialogo con gli ambienti ripensati dall’architetto Linas Lapinskas. All’ingresso del museo, diversi raggi laser sembrano scandagliare lo spazio e guidano il visitatore lungo le scale che conducono verso la grande installazione video: non è una questione di paranoia della sorveglianza, l’artista vuole mettere il visitatore nella condizione di essere  “identificato” da un’intelligenza artificiale o aliena per essere ammesso alla visione. 
Chambers of Radiance, installation View at Radvila Palace Museum of Art
Non solo la luce, ma anche i suoni (realizzati da Jokūbas Čižikas, che da tempo collabora con Škarnulyte) amplificano la sensazione di straniamento e di esplorazione ambientale. Al piano superiore, nei vastissimi spazi di quello che a prima vista sembra un ex cinema, ma che fungeva in realtà da teatro della propaganda Sovietica, la proiezione mostra l’ipnotico t ½.
Chambers of Radiance, installation View at Radvila Palace Museum of Art
Il video abbraccia un ampio spettro di tematiche che toccano sia filoni storici che visioni futuribili – dalla Guerra Fredda ai cambiamenti climatici alla materia oscura –, esplorati attraverso la rappresentazione di ambienti come la ex-centrale nucleare di Ignalina in Lituania, i tunnel sottomarini per il nucleare in una base sopra il Circolo Polare Artico e l'osservatorio di neutrini Super-Kamiokande in Giappone. Nel montaggio serpeggiano brani e frammenti di precedenti lavori dell’artista come Sirenomelia (2018) dove la ricorrente figura della Sirena non è da intendersi tanto per la sua valenza mitologica ma in una prospettiva da Chthulucene, come teorizzato dalla filosofa Donna Haraway.
Chambers of Radiance, installation View at Radvila Palace Museum of Art
Le video installazioni di Škarnulytė invitano alla meditazione, a far immergere l’osservatore in un’esperienza che lo invita  a vedere la realtà attraverso uno sguardo non (soltanto) umano. L’artista è affascinata dal cascame storico e tecnologico che sempre di più si manifesta nel presente come avviene coi prodotti di intrattenimento (basti pensare, ad esempio, a una serie come Chernobyl) o nella diffusione di notizie circa lo stato dei conflitti o ancora coi continui aggiornamenti sul  progresso tecnologico e  rispettive applicazioni.
La grandezza dell’arte di Emilija Škarnulytė è da ricercarsi nella sua capacità di interrogare la realtà più profonda della materia: cosa rimarrà dopo che ce ne saremo andati? Scorie nucleari, complessi post industriali fatiscenti e sofisticatissime tecnologie all'avanguardia, come testimonieranno il nostro passaggio? In Chambers of Radiance i visitatori non trovano risposte ma strumenti su come provare a formularle.