Nel 1947, dopo gli studi al Politecnico di Torino, Soleri raggiunge Wright negli Stati Uniti e resta suo allievo per due anni. L’idea di un’architettura organica capace di integrarsi con l’ambiente è certamente un principio che incontra la sua sensibilità, molto più radicale di Wright, però, quando il discorso si sposta sulla concezione di vita urbana. Soleri non riesce a concepire una vita fatta di quartieri, villette, vialetti e spazi verdi ben circostanziati; non può accettare che lavoro, svago e vita quotidiana si svolgano in luoghi diversi e distanti l’uno dall’altro. Non si può perdere la vita comunitaria e non si può vivere in automobile, quest’ultima oggetto di una vera e propria guerra da parte di Soleri, che preconizza una società distopica di “eremiti su quattro ruote”. Seguendo questi principi, dopo aver lasciato lo studio di Wright, l’architetto italiano si sposta nei pressi di Phoenix e inizia a sperimentare, dapprima plasmando oggetti di terracotta, e poi costruendo alcune residenze private a cupola, con spazi sotterranei lontani dai violenti raggi del sole.