Triennale Milano
Arcosanti, foto Jessica Jameson

Paolo Soleri, l’architetto italiano che ha ispirato Star Wars

14 giugno 2023
Il 21 giugno 1919, a Torino, nasce Paolo Soleri, architetto capace di influenzare intere generazioni non solo di colleghi, ma anche di creativi fortemente orientati alla fantascienza visiva, dal fumetto al cinema. Allievo di Frank Lloyd Wright, di lui si dice solitamente che abbia costruito poco ma abbia lasciato tante idee, alcune delle quali sembra si siano spinte oltre i confini della realtà, fino a una galassia lontana lontana. Tutto parte dalle sperimentazioni di Soleri nei grandi spazi incontaminati dell’Arizona: alla maniera di Lawrence d’Arabia, l’architetto italiano s’innamora follemente del deserto e della sua sabbia, così facile da lavorare e impastare, adatta a diventare ceramica o teatro di idee grandiose.
Paolo Soleri nella ‘drafting room’ di Cosanti a metà degli anni Sessanta mentre lavora a uno dei suoi progetti, foto di Stuart A. Weiner utilizzata con il permesso della famiglia Weiner
Nel 1947, dopo gli studi al Politecnico di Torino, Soleri raggiunge Wright negli Stati Uniti e resta suo allievo per due anni. L’idea di un’architettura organica capace di integrarsi con l’ambiente è certamente un principio che incontra la sua sensibilità, molto più radicale di Wright, però, quando il discorso si sposta sulla concezione di vita urbana. Soleri non riesce a concepire una vita fatta di quartieri, villette, vialetti e spazi verdi ben circostanziati; non può accettare che lavoro, svago e vita quotidiana si svolgano in luoghi diversi e distanti l’uno dall’altro. Non si può perdere la vita comunitaria e non si può vivere in automobile, quest’ultima oggetto di una vera e propria guerra da parte di Soleri, che preconizza una società distopica di “eremiti su quattro ruote”. Seguendo questi principi, dopo aver lasciato lo studio di Wright, l’architetto italiano si sposta nei pressi di Phoenix e inizia a sperimentare, dapprima plasmando oggetti di terracotta, e poi costruendo alcune residenze private a cupola, con spazi sotterranei lontani dai violenti raggi del sole.
La ‘dome house’ è composta da una zona notte scavata nel fianco della collina e da un soggiorno, sotto la copertura di una calotta di vetro che garantisce il calore, © Cosanti Foundation
Arcosanti, foto Jessica Jameson
Per certi versi è proprio in queste sperimentazioni che il lavoro di Soleri inizia a incontrare la fantascienza: i fan più accaniti di Star Wars possono facilmente accostare le sue residenze a cupola con la casa di Luke Skywalker in mezzo al deserto di Tatooine. Una cupola e uno spazio ribassato dove ripararsi dal sole e dalle tempeste di sabbia, una sorta di igloo anti-calore che George Lucas ricava integrando architetture berbere pre-esistenti nelle location tunisine di Episodio IV. Ma queste residenze private sono solo il principio dell’esperienza di Soleri. A metà anni Cinquanta, infatti, ha inizio l’avventura di Cosanti, casa-laboratorio nella quale l’architetto si stabilisce e progetta tutte le sue successive “arcologie”: architetture ecologiche nelle quali vige l’equilibrio tra uomo e natura, spazi nei quali le distanze si misurano in minuti di percorrenza a piedi e che rinunciano a ciò che non è essenziale, sia nelle forme architettoniche sia nelle tecniche costruttive. Di fatto Cosanti deriva da un gioco di parole, “anti-cosa”, un motto programmatico contro il materialismo e il superfluo.
Binary sunset... from A New Hope, Star Wars: The Digital Movie Collection, Star Wars UK, all rights reserved
Arcosanti, foto Ivan Pintar
A Cosanti nascono tante idee, tra queste la più fortunata è Arcosanti, cantiere di sperimentazione permanente che, dagli anni Settanta a oggi, ospita decine e decine di volontari che si avvicendano contribuendo al suo mantenimento e alla sua crescita. Si tratta di un campionario di edifici, un prototipo di insediamento nel deserto dell’Arizona nel quale vivere, lavorare e svagarsi, facendo parte di una comunità. Un progetto che agli inizi attira subito molta attenzione, anche mediatica, diventando meta prediletta di giovani, architetti e non, vogliosi di contribuire a un progetto così rivoluzionario e lontano dai canoni di quella società individualista che negli Stati Uniti andava consolidandosi sempre più. Qui l’arcologia trova la sua capitale.
Cosanti (1966), foto Colly Soleri
Come riportato da fonti giornalistiche e da membri della Cosanti Foundation, proprio in questi anni Lucas visita Arcosanti: un incontro, com’è facile immaginare, illuminante per il giovane regista in cerca di ispirazione nel contemporaneo. Arcosanti è, in effetti, un posto fuori dal mondo, che idealmente potrebbe benissimo sorgere sul pianeta desertico di Tatooine e assomigliare alla città di Mos Eisley, meta della peggiore feccia della galassia in Star Wars. Si dice, infatti, che i colori, le forme, le luci e le ombre di Arcosanti abbiano aiutato Lucas a visualizzare il pianeta più importante di tutta la saga, luogo di nascita di Anakin Skywalker e casa del figlio Luke, protetto a debita distanza dal vecchio Obi-Wan Kenobi.
Arcosanti, foto Jessica Jameson
Per quanto riguarda l’influenza di Soleri su Lucas, ci si potrebbe anche spingere oltre: se è molto difficile che negli anni Settanta Lucas abbia visto gli altri progetti dell’italiano, disegnati su lunghissimi fogli di carta oggi conservati negli archivi di Arcosanti, sono tanti gli affioramenti che certe visioni ritrovano nella trilogia prequel di Lucas, uscita tra il 1999 e il 2005, a un’altezza temporale in cui i progetti di Soleri erano certo più accessibili. Come non vedere, quindi, somiglianze tra le gigantesche città galleggianti progettate da Soleri e la civiltà dei Gungan o gli insediamenti dei clonatori su Kamino? Come non trovare somiglianze tra i progetti di città scavate nella roccia e pianeti come Geonosis e Utapau? Queste suggestioni potrebbero forse portarci  oltre la realtà dei fatti, ma resta intatta l’influenza di Soleri sull’immaginario urbanistico di fantascienza.
In quella piccola isola felice in mezzo al deserto, attiva ancora oggi, si porta avanti un sogno, quello di riuscire a rendere Arcosanti un vero centro urbano capace di ospitare cinquemila persone. Anche  se la realizzazione del progetto è ancora lontana, l’eredità di Soleri è fortissima e, a mio avviso, ben visibile nelle tavole di artisti come Jean Giraud in arte Moebius, per esempio, o di Roger Dean; nei film di Lucas, Ridley Scott e nel Dune di Denis Villeneuve.
Novanoah II – Progetto per una città galleggiante da 2.400.000 persone Arcology. The City in the Image of Man (Paolo Soleri, 1969), p. 38 © Cosanti Foundation
Hexaheadron – Popolazione: 170.000 abitanti Arcology. The City in the Image of Man (Paolo Soleri, 1969), p. 113 © Cosanti Foundation
Forme essenziali, terrazzamenti, un teatro ad abside, una fabbrica di ceramiche e campane a vento, alloggi minimali e tramonti mozzafiato: sembra un film o il sogno di un visionario, ma non è niente di tutto questo. Soleri non era né un visionario né un utopista, come lui stesso affermò, perché visionario è chi crede in qualcosa che non esiste, ma le idee, i progetti e l’eredità di Soleri si possono ancora oggi guardare, toccare, visitare.
Da Torino ad Arcosanti, dalla Terra a Tatooine.
Arcosanti, foto Ivan Pintar
Arcosanti – Una squadra di studenti e volontari lavora sulla superficie superiore della Fonderia Ovest, foto Ivan Pintar
Arcosanti – Paolo Soleri e la sua squadra lavorano all'Abside della Fonderia, foto Ivan Pintar
Arcosanti – Costruzione dei tetti degli Alloggi Ovest, foto Ivan Pintar
Cosanti, foto Jessica Jameson
Cosanti, foto Jessica Jameson