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Triennale Milano
La Citroen DS19 nella Mostra internazionale dell'Industrial Design, XI Triennale, 1957. Foto Fotogramma © Triennale Milano
La Citroen DS19 nella Mostra internazionale dell'Industrial Design, XI Triennale, 1957. Foto Fotogramma © Triennale Milano

Una storia brevissima sul design italiano in Triennale

26 febbraio 2021
I temi dell’istituzione di un Museo del Design in Triennale e della relativa collezione permanente sono indissolubilmente legati tra loro, sono i protagonisti di una storia in cui entra in gioco anche la necessità di tracciare i confini di una disciplina e del modo italiano di occuparsene. Proviamo a sintetizzare i principali avvenimenti che hanno portato Triennale Milano a costituire la Collezione Permanente del Design Italiano prima e a diventare poi sede del primo Museo del Design italiano. Il termine industrial design fa il suo ingresso nel Palazzo dell’Arte nel 1951. L’occasione è la mostra tematica, presentata nell’ambito della IX Esposizione Internazionale, La forma dell’utile curata da Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti e progetto grafico di Max Huber.  Il percorso espositivo inizia con una quinta su cui è riportato, oltre allo statement curatoriale, il titolo della mostra accompagnato da una definizione inglese posta tra parentesi (industrial design). La quinta inquadra un elemento scultoreo disegnato da Max Huber per sintetizzare e rappresentare “il metodo del disegno industriale”.¹ A essere esposta è una selezione internazionale di oggetti d’uso prodotti industrialmente e in possesso di una serie di caratteristiche –  “piena adesione della forma estetica allo scopo pratico;  derivazione dalla produzione di serie; basso costo”² – che li rendono adatti a “soddisfare adeguatamente bisogni pratici e aspirazioni spirituali, e di raggiungere la più vasta diffusione”.
La forma dell'utile, progetto dell'allestimento di Lodovico Barbiano di Belgiojoso ed Enrico Peressutti. Foto Aragozzini © Triennale Milano
La forma dell'utile, progetto dell'allestimento di Lodovico Barbiano di Belgiojoso ed Enrico Peressutti. Foto Aragozzini © Triennale Milano
La forma dell'utile, progetto dell'allestimento di Lodovico Barbiano di Belgiojoso ed Enrico Peressutti. Foto Aragozzini © Triennale Milano
Scopo della mostra è quello di “rendere evidenti l’indirizzo e i limiti entro i quali vanno mantenute la progettazione e l’esecuzione degli oggetti d’uso affinché rispondano ai requisiti di utilità, economia, bellezza indispensabili alla loro efficienza”. I progetti industriali, italiani e stranieri, e i documenti fotografici presentati sono ordinati in otto sezioni che presentano oggetti per: la cura fisica dell’uomo; la produzione e la misura dell’energia; gli impianti tecnici della casa; lo svago; il lavoro generico; il trasporto di cose e persone; le comunicazioni; lo scambio. A chiusura della IX Triennale, Franco Albini, componente della Giunta esecutiva dell’Esposizione Internazionale, propone di trasformare il Palazzo dell’Arte in un Museo permanente dell’architettura e delle arti decorative e industriali caldeggiando la costruzione di un nuovo edificio per le mostre temporanee.
Mostra dell'industrial design. Modello in scala dell'allestimento, progettato da Achille e Pier Giacomo Castiglioni, 1954
Mostra dell'industrial design vista dal Vestibolo del piano superiore. Soffitto in dischi di vetro soffiato colorati su disegno di Giuseppe Capogrossi. X Triennale, 1954. Foto Fortunati © Triennale Milano
Mostra dell'industrial design vista dal Vestibolo del piano superiore. Soffitto in dischi di vetro soffiato colorati su disegno di Giuseppe Capogrossi. X Triennale, 1954. Foto Fortunati © Triennale Milano
Nel 1954 inaugura la X Triennale di Milano, “l’esposizione […] è una manifestazione vastamente sperimentale, che si apre […] non senza baldanza, sotto il segno dell’ardimento”³, i cardini del programma sono l’unità delle arti e la collaborazione fra il mondo dell’arte e quello della produzione industriale, le soluzioni proposte sono quelle che derivano da un unico filone di ricerca, quella della funzionalità dell’arte. Il tema, anche se non apertamente dichiarato, è quello della produzione di serie. In questo quadro si inserisce la Mostra dell’industrial design, che, come racconta Augusto Morello nel testo di presentazione, mette in scena il racconto delle forme industriali, cioè quelle nate dalla “collaborazione tra la tecnica e la fantasia”⁴, e vede tra i curatori Achille e Pier Giacomo Castiglioni, Roberto Menghi, Augusto Morello, Marcello Nizzoli, Michele Provinciali e Alberto Rosselli. Gli oggetti, esposti su pedane posizionate sotto ventidue grandi apparecchi illuminanti di tela bianca a forma di campanule sospesi al soffitto – superbo allestimento progettato dai fratelli Castiglioni –, sono circa 150 tutti corredati da disegni tecnici, fotografie, semilavorati al fine di “collegare la forma dell’oggetto con la sua funzione, con il meccanismo, con il metodo di fabbricazione, con il mercato”. 
Seconda parte della Mostra internazionale dell'Industrial Design, XI Triennale, 1957. Foto Sergio Bersani © Triennale
Seconda parte della Mostra internazionale dell'Industrial Design, XI Triennale, 1957. Foto Sergio Bersani © Triennale
Tra il 29 e il 30 ottobre del 1954, Triennale organizza inoltre il primo Congresso internazionale dell’Industrial Design con interventi, tra gli altri, di Giulio Carlo Argan, Max Bill, Gillo Dorfles, Lucio Fontana, Augusto Morello, Tomás Maldonado, Ernesto Nathan Rogers, Vittoriano Viganò. Tra le mostre temporanee c’è quella dedicata a un premio istituito da La Rinascente: Il Compasso d’oro per l’estetica del prodotto.  Di fronte alla centralità dei temi legati all’industrial design, Gio Ponti, a chiusura della X Triennale, riprende la proposta avanzata da Albini nel 1951. Ponti sente, in particolare, l’urgenza di non disperdere la memoria dello straordinario patrimonio di oggetti che transitano a Milano in occasione delle Esposizioni Internazionali di Triennale, la sua idea è quella di un Museo permanente di arte applicata, per il quale immagina come sede Triennale o, ancora meglio, l’allora nascente Museo della Scienza e della Tecnica. Si fa strada la necessità di raccogliere in una collezione museale gli oggetti d’uso, anche e soprattutto, quelli derivati dalla progettazione per l’industria. Da questo momento prende avvio un lungo dibattito durato oltre cinquant’anni sull’opportunità di istituire un Museo del Design a Milano: dibattito acceso e ricco di voci diverse, di speranze tradite e, ovviamente, di colpi di scena.
Nelle successive edizioni delle esposizioni internazionali di Triennale Milano, l’industrial design, con la sua complessità e i suoi confini sempre più sfumati, diventa oggetto di numerose letture che indagano anche gli aspetti sociologici, politici e culturali della disciplina oltre che quelli più legati alla progettazione e alla produzione. A partire dalla Mostra internazionale dell’industrial design, curata da Gillo Dorfles, Leonardo Ricci, Alberto Rosselli e Marco Zanuso, con allestimento di Sergio Asti e Gianfranco Frattini e grafica di Giulio Confalonieri, presentata nell’ambito della XI Triennale del 1957 che si proponeva di metterne a fuoco i fondamenti storici e culturali; passando per la rassegna dedicata nel 1968 al Grande Numero nella XIV; fino alla Mostra Internazionale del Disegno Industriale, curata da Ettore Sottsass e Andrea Branzi nel 1973 per la XV, in cui gli oggetti sono assenti e il focus è sul ruolo preponderante della comunicazione audiovisiva.

Mostra dell'industrial design vista dal Vestibolo del piano superiore. Soffitto in dischi di vetro soffiato colorati su disegno di Giuseppe Capogrossi. X Triennale, 1954. Foto Fortunati © Triennale Milano
Trapano elettrico a mano, design di Leonard Garth Huxtable, produzione Miller Fall Co. Greefield (U.S.A.) esposto nella Mostra dell'industrial design. X Triennale, 1954. Foto Fotogramma © Triennale Milano
Allestimento sul vestibolo del primo piano di Triennale Milano dell'introduzione alla Mostra del grande numero: Rassegna del prodotto individuale ad alto livello tecnologico, progetto di Pio Manzù, William Lansing Plum e Richard Sapper. XIV Triennale, 1968. foto Ancillotti © Triennale Milano
Sala video della Mostra internazionale dell'industrial design, a cura di Ettore Sottsass jr., con la collaborazione di Andrea Branzi, 1973. Foto Publifoto © Triennale Milano
Il design italiano 1964 1972. Dalla programmazione alla complessità. Triennale Milano, 1996. Foto Giovanni Chiaramonte © Triennale Milano
Il design italiano 1964 1972. Dalla programmazione alla complessità. Triennale Milano, 1996. Foto Giovanni Chiaramonte © Triennale Milano
Per approdare a un ragionamento coerente sulla necessità di una raccolta riguardante il design bisogna arrivare alla XVI Triennale del 1979. L’indirizzo programmatico è quello di trasformare l’ente in una sorta di laboratorio istituzionale permanente che veda le Esposizioni Internazionali come punto di arrivo di una programmazione continuativa declinata in attività di sperimentazione, di dibattito e di interventi sul territorio: un museo in progress. Tra i temi definiti dalla giunta esecutiva, quello dedicato a La sistemazione del design si propone, tra le altre cose, di raccogliere, attraverso mostre agili e frequenti, i materiali dell’industrial design italiano. La volontà è quella di avviare un inventario di documenti provenienti dai centri ricerca dell’industria e “di vari istituti, dal sindacato e dal movimento cooperativo, dalle organizzazioni degli artigiani, raccogliendoli  in una bibliografia il cui ordinamento è compito del museo in progress […]”⁵.
La strada per la costituzione di una raccolta inizia a concretizzarsi a partire dal 1995, quando Triennale avvia un ciclo di mostre che presentano un ampio censimento del design italiano. La prima, dal titolo 45-63 Un museo del disegno industriale in Italia. Progetto di una collezione è a cura di Manolo De Giorgi. La mostra celebra “il primato del progetto” e, come dichiara sulle prime pagine del catalogo Pierantonio Berté – l’allora presidente di Triennale Milano –, intende costituire il primo nucleo del Museo del Design di Triennale. Il percorso viene completato nel 1996 da due mostre curate da Andrea Branzi: Il design italiano 1964 1972. Dalla programmazione alla complessità e Il Design Italiano 1973-1990. Un museo del design italiano.

Sezione dedicata a Richard Sapper nella mostra Inizio di un censimento. Verso la raccolta per la sezione La sistemazione del design durante il primo ciclo di mostre della XVI Triennale, 1979. Foto Luciana Mulas © Triennale Milano
Foto Luciana Mulas © Triennale Milano
Il design italiano 1964 1972. Dalla programmazione alla complessità. Triennale Milano, 1996. Foto Giovanni Chiaramonte © Triennale Milano
45-63 Un museo del disegno industriale in Italia. Progetto di una collezione. Triennale Milano, 1995 © Triennale Milano
Entrambe le mostre sono destinate a fornire i materiali preliminari per il nascituro Museo del Design Italiano. Nel 1996 avviene la trasformazione di Triennale da Ente a Fondazione e sancisce definitivamente il passaggio da un’attività su base triennale a una permanente. Nello stesso anno Giampiero Bosoni viene chiamato a costituire, partendo proprio dai progetti selezionati per le mostre sul design italiano di De Giorgi e Branzi, il primo nucleo della Collezione Permanente del design italiano.
Il Design Italiano 1973-1990. Un museo del design italiano. Triennale Milano, 1996 © Triennale Milano
Crediti
1. IX Triennale di Milano: catalogo, 1951 2. Ibidem 3. Introduzione istituzionale del presidente di Triennale Milano, Ivan Matteo Lombardo in XT: 10. Triennale di Milano, Triennale Milano, 1954 4. XT: 10. Triennale di Milano, Triennale Milano, 1954 5. “Giunta esecutiva. Programma XVI Triennale” in XVI Triennale di Milano. Catalogo Generale, 1982, Alinari Firenze