Un ricordo di Nanda Vigo
20 maggio 2020
Nell'ambito di Triennale Decameron Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano, la curatrice Paola Nicolin, il Direttore artistico delle Serpentine Galleries di Londra Hans Ulrich Obrist, la critica Cristina Morozzi e il designer Martino Gamper hanno ricordato Nanda Vigo (1936-2020), figura imprescindibile dell’arte, dell’architettura e del design italiani e internazionali, che, col suo lavoro, ha sempre anticipato tempi e tendenze.
Il legame che univa Nanda Vigo a Triennale va dalla partecipazione a diverse edizioni delle Esposizioni Internazionali fino a oggi, con l'invito a pensare a un lavoro per la mostra di Enzo Mari.
Nanda Vigo, Global Chronotopic Experience, 2017, Spazio San Celso, MIlano, foto Marco Poma. Courtesy Archivio Nanda Vigo
"Nanda Vigo si è formata in Svizzera per poi trasferirsi in Italia e radicarsi nel panorama milanese. Amica di Gio Ponti, compagna di avventure e di progetti di Manzoni, Castellani e di tanti altri artisti della sua generazione, è stata una delle prime artiste che come curatrice ha saputo interpretare il lavoro dei propri amici in modo brillante e rigoroso. Voglio ricordare la sua partecipazione alla Triennale del 1973 con una serie di eventi performativi sullo scalone del Palazzo dell’Arte.” La curatrice Paola Nicolin introduce così la designer, passando la parola al Presidente di Triennale Milano Stefano Boeri che ricorda: “Una figura che ha connesso mondi diversi. Nanda Vigo è stata un elemento di incontro di sfere creative: architettura, moda, arte. Ricordo, quando dirigevo ‘Domus’, la trasformazione del progetto di Gio Ponti Lo scarabeo sotto la Foglia in una casa costruita a Malo. Nanda Vigo entrò in questo guscio disegnandone, insieme a Giobatta Meneguzzo, gli interni con una potenza materica.
Voglio condividere un secondo ricordo più recente. Preparando la mostra dedicata a Enzo Mari, curata da Hans Ulrich Obrist, abbiamo deciso di commissionare a Nanda Vigo uno spazio dedicato ai bambini. Ricordo il primo incontro con Nanda, quando entrando nello spazio e iniziando a ragionare su Mari, si è illuminata dicendo: ‘Vorrei fare un coniglio di luce, perché il coniglio è l’unico animale che Enzo non ha disegnato’."
Nanda Vigo, Macte Termoli. Courtesy Archivio Nanda Vigo
Nanda Vigo, Macte Termoli. Courtesy Archivio Nanda Vigo
Nanda Vigo, Palazzo Reale, Milano, 2019, Neverended light e Galactica sky. Courtesy Archivio Nanda Vigo
Da Lea Vergine per Nanda Vigo
Lea Vergine, curatrice, critica d'arte e amica di Nanda Vigo ha voluto condividere un ricordo della designer:
"Nanda Vigo non tornerà questa volta da uno dei suoi tanti viaggi grandi e lunghi. Non c'è più, all'improvviso. Vigo è stata una delle pochissime italiane che ha frequentato l'arte accanto a Fontana, Manzoni, Castellani, il gruppo dei giapponesi con Domoto, quello dei tedeschi con Otto Piene, a cominciare dai primissimi anni Sessanta. La più internazionale di tutti per via della sua cultura (spesso insospettabile, non ne menava vanto), personalità polemica ma intimamente gentile. Così la ricordo, e anche bella, acuta e sapida."
"DON’T STOP, GO WITH THE WIND THROUGH THE LIGHT, OF COURSE ACTIVATE!" Nanda Vigo via @hansulrichobrist Instagram
Hans Ulrich Obrist, curatore, critico e Direttore artistico delle Serpentine Galleries di Londra ha ricordato i primi momenti d'incontro con Nanda Vigo nel 2017 quando, in occasione della mostra Take me I am yours in Hangar Bicocca, ha intervistato la designer e visitato il suo studio e gli ultimi come curatore della mostra dedicata a Enzo Mari. “Lo studio di Nanda Vigo era un'opera d'arte totale, un Gesamtkunstwerk. Si poteva esperire come arte e vita fossero per lei inseparabili. Ricordo che ho chiesto a Nanda dei suoi inizi nel mondo del design. Lei mi ha raccontato quando da bambina è stata evacuata a Como insieme alla famiglia e, camminando, si è ritrovata di fronte alla Casa del Fascio di Giuseppe Terragni: in quel momento, a sette anni, vede il vetrocemento, la luce naturale, artificiale. Vede, da bambina, infinite possibilità." Continua Hans Ulrich Obrist: "Mi interessava, quando l'ho incontrata, parlare dei suoi progetti mai realizzati, dei suoi sogni. Mi ha raccontato come il suo lavoro non fosse delle città, ma invece quello di sign posting. Se avesse costruito una città sarebbe stata solo una ‘città antigravità', una città tra le nuvole."
"Il progetto [per la mostra dedicata a Enzo Mari] consiste nel realizzare gli animali del suo zoo grandi circa 2 metri per 2 metri, in tondino di ferro con LED di svariati colori" Nanda Vigo, 2020. Courtesy Archivio Nanda Vigo
Il designer italiano Martino Gamper ha conosciuto Nanda Vigo e ha studiato il suo lavoro, che è diventato per lui fonte di ispirazione: “Aveva un modo di essere molto diretta, molto onesta. Nanda Vigo è una delle poche maestre, nel design italiano si parla sempre dei maestri e ne abbiamo tanti e il fatto della maestra è importante perché le donne erano poche e lei è stata una delle ultime grandi maestre a lasciarci. Come ha ricordato anche Stefano, era una figura rinascimentale, a cavallo tra le discipline."
Nanda Vigo, Light progressions, 1993, Omaggio a Gio Ponti. Courtesy Archivio Nanda Vigo
“Nanda era una donna libera: molto più avventurosa degli avventurosi, molto più giovane e all'avanguardia dei giovani." Cristina Morozzi, giornalista e critica, ha condiviso alcuni ricordi personali degli anni di amicizia vissuti insieme a Nanda Vigo che “danno conto di questa libertà".
“Nanda amava molto l'Africa, aveva una casa a Malindi e un giorno tornò da uno dei suoi viaggi con un cane, un rhodesian bridge, e ricordo i pomeriggi ai giardini di via Pallavicini insieme ai nostri cani. Nel 1982, Nanda Vigo era stata nominata Commissario alla Biennale d'Arte del Padiglione del Kenya e ci incontrammo per una cena da lei organizzata al Monaco, appena ristrutturato da Piero Lissoni, e mi presentò l'artista, bellissimo, che esponeva al Padiglione. Insieme a noi c'era anche l'artista barese Tarshito, Nicola Strippoli. Una cena straordinaria, surreale. Nanda aveva una felicità del vivere stupenda."
“Quando disegnava per Driade, l'azienda le commissionò l’allestimento delle vetrine del negozio durante il Natale. Mi ricordo che Nanda immaginò sui banchetti delle figurine di animali in porcellana di vario genere, come dei presepi. Uno storytelling incredibile, di una modernità e ironia strepitosa."
Crediti
Cover image: Ritratto, Cronotopia, 1964, foto Nini e Ugo Mulas