La ricerca dimostra che, nonostante la pandemia globale, le città rimangono la culla del futuro dell’umanità. Fanno un uso parsimonioso delle infrastrutture, dispensano servizi in modo più efficiente e dissipano la povertà comportandosi come un ascensore economico. L’interconnessione globale ci ha fornito un sistema di circolazione mondiale condiviso, attraverso una griglia di collegamenti, catene di rifornimento e reti di trasporti. Questo sistema interconnesso sta comunque iniziando a scricchiolare, e il modello di “città in 15 minuti” è emerso come un primo tentativo per progettare il localismo e l’autosostentamento all’interno dell’attuale modello urbano. Milano vanta un’esperienza straordinaria nel riciclo degli scarti alimentari, che potrebbe rivelarsi una catapulta per incoraggiare l’economia circolare urbana.
Esiste un’importante prospettiva di gestione della città che può portare un cambiamento nel modo in cui i sistemi urbani si relazionano al futuro dell’economia circolare. Le amministrazioni locali sono il fattore chiave per tutelare gli interessi delle singole comunità. È importante notare che l’implementazione della circolarità attraverso una rete di realtà locali tiene sotto controllo i rischi, mentre aumenta la capacità di recupero dell’economia globale. Un futuro fatto di comunità autosufficienti e permeabili è più incline a mettere in pratica questo nuovo modello economico: questo nuovo sistema dovrebbe essere progettato per il successo, ma dovrebbe anche incoraggiare fallimenti intelligenti.
La ricerca ipotizza come lo status quo delle nostre economie contemporanee operi secondo un modello lineare prendere → fare → distribuire. Il nostro attuale modello di crescita, emerso dopo la rivoluzione industriale, ha cominciato a diventare una questione urgente all’inizio del secolo scorso. La produzione manifatturiera di metà '900 ha reso possibile in una certa misura sia la riparazione che la manutenzione, standardizzando e modularizzando i prodotti destinati al consumo. Ma l’attuale modello di crescita esponenziale non è sostenibile e ha un disperato bisogno di cambiamento, che non si può verificare senza prima affrontare gli aspetti culturali del consumo in modo sostanziale. L'economia moderna dei due secoli passati ha fatto affidamento su una forma di crescita intensa, senza limiti precisi, che dipende da costanti cicli di innovazione. Gli effetti di rimbalzo hanno mantenuto alto il consumo pro-capite malgrado una sempre maggiore efficienza dei materiali, ma per mantenere costante questo ciclo di crescita abbiamo bisogno di aumentare sia il ritmo che il livello d’innovazione. Essendo ciò praticamente impossibile, siamo apparentemente diretti verso una fase di transizione nella nostra storia: un momento in cui il modello di crescita si è radicalmente trasformato. C’è comunque speranza: la ricerca mostra che nonostante le difficoltà, la determinazione di una piccola e intransigente minoranza può accelerare un cambiamento significativo.