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Triennale Milano
Foto di Josh Power da Unsplash

L'architetto Joni Baboci racconta la sua visione sull'economia circolare

23 luglio 2021
Joni Baboci è un architetto, urbanista, ricercatore appassionato che studia le trasformazioni che attraversano le nostre città. Insieme a Eni gli abbiamo affidato una ricerca per l'osservatorio sull'economia circolare, che lui stesso presenta in questo video.
La ricerca completa in inglese può essere consultata qui; in italiano è disponibile una sintesi, che riportiamo qui di seguito.
© NASA da Unsplash
© NASA da Unsplash
L’impatto dell’umanità sull’ambiente globale nel corso dei tre secoli passati è cresciuto esponenzialmente. Ci stiamo avvicinando a un punto cruciale nella crescita della nostra civiltà: il futuro è come un imminente tsunami e il mondo contemporaneo è mutevole, incerto, complesso e ambiguo. Fortunatamente, nello scorso decennio si è verificata una presa di coscienza globale sulla questione della sostenibilità. Siamo stati in grado di appiattire la curva dei contagi nel contesto di uno sforzo globale per rallentare la pandemia: abbiamo bisogno di uno sforzo simile in diversi ambiti, a più livelli ma con la stessa urgenza, per garantire il benessere delle future generazioni.
 
Questa ricerca si concentra su tre pilastri della futura economia circolare urbana: energia, materiali e infrastrutture. Ognuno costituisce di per sé una questione complessa e insidiosa da affrontare in maniera innovativa. Nel contesto della crescita e del benessere futuri, le città avranno un ruolo fondamentale. L’impatto delle aree urbane sull'ambiente non va sottovalutato, ma la questione dei rifiuti e della non sostenibilità non riguarda solo l’ambiente: il riscaldamento globale, oltre a provocare l’innalzamento delle temperature, ridurrà sensibilmente anche la durata della vita di tutti gli organismi viventi.
Foto di Nick Fewings da Unsplash
Foto di Nick Fewings da Unsplash
La ricerca dimostra che, nonostante la pandemia globale, le città rimangono la culla del futuro dell’umanità. Fanno un uso parsimonioso delle infrastrutture, dispensano servizi in modo più efficiente e dissipano la povertà comportandosi come un ascensore economico. L’interconnessione globale ci ha fornito un sistema di circolazione mondiale condiviso, attraverso una griglia di collegamenti, catene di rifornimento e reti di trasporti. Questo sistema interconnesso sta comunque iniziando a scricchiolare, e il modello di “città in 15 minuti” è emerso come un primo tentativo per progettare il localismo e l’autosostentamento all’interno dell’attuale modello urbano. Milano vanta un’esperienza straordinaria nel riciclo degli scarti alimentari, che potrebbe rivelarsi una catapulta per incoraggiare l’economia circolare urbana.
 
Esiste un’importante prospettiva di gestione della città che può portare un cambiamento nel modo in cui i sistemi urbani si relazionano al futuro dell’economia circolare. Le amministrazioni locali sono il fattore chiave per tutelare gli interessi delle singole comunità. È importante notare che l’implementazione della circolarità attraverso una rete di realtà locali tiene sotto controllo i rischi, mentre aumenta la capacità di recupero dell’economia globale. Un futuro fatto di comunità autosufficienti e permeabili è più incline a mettere in pratica questo nuovo modello economico: questo nuovo sistema dovrebbe essere progettato per il successo, ma dovrebbe anche incoraggiare fallimenti intelligenti.
 
La ricerca ipotizza come lo status quo delle nostre economie contemporanee operi secondo un modello lineare prendere fare distribuire. Il nostro attuale modello di crescita, emerso dopo la rivoluzione industriale, ha cominciato a diventare una questione urgente all’inizio del secolo scorso. La produzione manifatturiera di metà '900 ha reso possibile in una certa misura sia la riparazione che la manutenzione, standardizzando e modularizzando i prodotti destinati al consumo. Ma l’attuale modello di crescita esponenziale non è sostenibile e ha un disperato bisogno di cambiamento, che non si può verificare senza prima affrontare gli aspetti culturali del consumo in modo sostanziale. L'economia moderna dei due secoli passati ha fatto affidamento su una forma di crescita intensa, senza limiti precisi, che dipende da costanti cicli di innovazione. Gli effetti di rimbalzo hanno mantenuto alto il consumo pro-capite malgrado una sempre maggiore efficienza dei materiali, ma per mantenere costante questo ciclo di crescita abbiamo bisogno di aumentare sia il ritmo che il livello d’innovazione. Essendo ciò praticamente impossibile, siamo apparentemente diretti verso una fase di transizione nella nostra storia: un momento in cui il modello di crescita si è radicalmente trasformato. C’è comunque speranza: la ricerca mostra che nonostante le difficoltà, la determinazione di una piccola e intransigente minoranza può accelerare un cambiamento significativo.
Per affrontare la questione dei volumi estremi di consumo e spreco, è di cruciale importanza allontanarsi da quelle attività che svalutano i materiali a ogni ciclo. Gli studi attuali dimostrano i vantaggi ambientali ed economici derivanti dall’aumento della circolarità, ma sulla strada per una nuova economia si devono anche affrontare i problemi di comunicazione e lo scoglio della disinformazione in rete. La ricerca osserva che l’economia circolare non deve essere l'unico attore nella determinazione della sostenibilità: tuttavia dobbiamo avvicinarci con cautela a strategie che portino a forme di crescita più lente, soprattutto se l'obiettivo è di includerle nei nostri sistemi politici.
 
I nemici non ufficiali dell’ordine e della rigidità delle istituzioni sono corruzione e inefficienza. Mentre l’economia manifatturiera forniva stabilità alla classe medio-bassa, l’attuale economia è nettamente divisa tra i sottopagati fornitori di servizi e la ben remunerata classe creativa. Il potenziale dell’economia circolare nella valorizzazione del lavoro rappresenta una delle sue più importanti qualità. Un altro aspetto di questo nuovo sistema consiste nella sua capacità di affrontare le disuguaglianze sociali aumentando la quota di reddito della manodopera.
Foto da Unsplash
La ricerca identifica quattro approcci generali che potrebbero portare a un “nuovo spirito del tempo” dell’economia circolare urbana:
 
‒ un design migliore può facilmente migliorare l’efficienza nell’utilizzo dei materiali e ridurre i costi di produzione;
‒ una produzione manifatturiera meno incline allo spreco, grazie all’uso della tecnologia, può migliorare l’efficienza dei materiali usati;
riciclare su larga scala è un primo passo, ma insufficiente da solo, affinché l’economia circolare possa progredire;
incentivare l'applicazione di materiali sostenibili per stimolare l’innovazione.
 
La trasformazione dei sottoprodotti, in precedenza sprecati, in nuovi fattori di produzione grazie all’innovazione dei materiali è un altro risultato desiderabile: la tecnologia può avere un forte impatto nel rendere compostabili e biodegradabili materiali già esistenti. L’innovazione dovrebbe comunque essere testata per un arco di tempo sufficiente a minimizzare i potenziali rischi. In conclusione, l’economia circolare è l’unico approccio proficuo e concreto per continuare a far crescere il benessere e, allo stesso tempo, la sostenibilità.
 

Foto di Pawel Czerwinski RkIsys da Unsplash
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Joni Baboci 
È un architetto, un pianificatore, un ricercatore di conoscenze e un appassionato di città a tutto tondo. Attualmente è consulente della Banca Mondiale e consigliere del Sindaco di Tirana in materia di Urbanistica e Pianificazione ed è stato Direttore Generale della Pianificazione e dello Sviluppo Urbano del Comune di Tirana. In precedenza ha guidato una start-up di pianificazione per il governo albanese, eseguendo progetti di pianificazione, progettazione e sviluppo a diverse scale a livello nazionale e locale. Joni ha conseguito una laurea in architettura presso l'Università di Toronto e un Master of Science in Cities presso la London School of Economics.
Crediti
La ricerca sull'economia circolare è stata realizzata da Triennale Milano in collaborazione con ENI