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Triennale Milano

Una conversazione su architettura e pedagogia con il direttore della Fondazione Giovanni Agnelli

23 luglio 2020
All’interno del programma di incontri di Triennale Estate “Una scuola grande come il Mondo” dedicato alla relazione tra Museo e Scuola post COVID-19, incontriamo il direttore della Fondazione Giovanni Agnelli in relazione alla recente pubblicazione della fondazione in tema di Edilizia scolastica (Rapporto sull’Edilizia scolastica, Bari, Laterza, 2020).
“Oggi siamo nel vivo di una emergenza che prima di tutto impatta gli spazi dell’apprendimento. Sappiamo che in vista di settembre le scuole dovranno fare una serie di interventi per permettere a tutti gli studenti di entrare in aula in sicurezza, quello che in termini tecnici chiamiamo “edilizia leggera”. C’è poi un tema che abbiamo affrontato nel Rapporto pubblicato prima dell’emergenza Covid-19 che è invece una visione generale del patrimonio dell’edilizia scolastica italiana. Un patrimonio che ha molti meriti  ma che ha un problema: dagli anni ‘80 a oggi di edilizia scolastica e di spazi per l’apprendimento, con pochissime eccezioni, non ci si è più occupati.”
“Con il Rapporto e con i due interventi di a Torino fa scuola, realizzato in due complessi scolastici della città, volevamo riflettere su come lo spazio dell’apprendimento deve essere modificato alla luce di un nuovo modo di fare didattica. Il nostro patrimonio ha tre grandi problemi: la sicurezza (l'età media degli edifici è 52 anni fino a 75 anni in regioni come la Liguria dove gli edifici sono più antichi), la sostenibilità ambientale (solo l’11% delle nostre scuole ha per esempio dei cappotti esterni che evitino la dispersione energetica) e i modelli spaziali (le nostre scuole sono concepite per un modello didattico legato alla lezione frontale). Bisogna pensare agli esperimenti di scuole più esperienziali e partecipative, ad esempio la 'scuola senza zaino'.”
Andrea Gavosto
Torino fa scuola, Simone Bossi
“Si può fare in Italia una didattica non trasmissiva?” Paola Nicolin
“Si può e già si fa. Soprattutto nelle scuole dell’infanzia questo già accade. Ci sono però delle questioni legate alle distribuzione degli spazi pensati per una lezione trasmissiva ma anche per il lavoro di gruppo, a momenti in cui tutta la scuola si raduna. Oggi le nostre scuole sono molto lontane da queste modalità e questi spazi spesso vincolano la didattica. Non è un caso che proprio i bambini della scuola d’infanzia e delle elementari abbiamo particolarmente sofferto le lezioni online, perché la loro modalità di didattica oramai non è più quella frontale - che la didattica a distanza di fatto riproduce - ma è legata a un'altra composizione dello spazio, per questo gli ambienti dell’apprendimento devono consentire didattiche diverse.” Andrea Gavosto
Torino fa scuola, Simone Bossi
“C‘è qualche aspetto positivo della didattica a distanza?” Paola Nicolin
“C’è a ragione un grado di avversione verso la didattica a distanza. E certo questo è legato anche al fatto che si può fare solo un modello di didattica, quello frontale. Questo non è un modo proficuo di fare didattica. E’ molto complicato fare una didattica diversa in queste condizioni. Quello che si può fare in termini di e-learning è complementare e dunque fatto da scuola. Queste forme di apprendimenti corollari possono entrare nel bagaglio di formazione del docente e dello studente. E’ chiaro che la scuola da qui a cinque anni dovrà ripensare la relazione con il digitale ma in spazi necessariamente diversi.” Andrea Gavosto 
“Quali sono stati gli elementi-modello per l’esperienza Torino fa scuola?” Paola Nicolin
“In Torino fa scuola il primo pilastro è stata l’attenzione alla esperienza partecipativa  - e se pensiamo anche all’architettura delle scuole negli anni Settanta, uno dei rischi che si corre sempre è quello di imporre un modello alle scuole. E noi volevamo accogliere le esigenze della comunità scolastica. Il secondo pilastro è stato il concorso e il fatto che si sia trattato soprattutto di un restauro - e vista la contrazione demografica del nostro paese il tema nel prossimo futuro per ragioni anche come si diceva di sicurezza, sostenibilità e adeguamento degli spazi, tratterà soprattutto di restauro, non di nuove costruzioni di edilizia scolastica.” Andrea Gavosto 
“Quale futuro?” Paola Nicolin
“Se il Recovery Fund riuscirà a portare finanziamenti importanti da destinare alla ristrutturazione delle scuole ci sarà una occasione di lavorare su questo patrimonio italiano. Bisogna raccogliere le esigenze della singola scuola però e trasformarle in linee guida per realizzare il progetto così da evitare di realizzare astronavi del deserto, prive di relazione con la comunità scolastica.” Andrea Gavosto
Torino fa scuola, Bdr bureau
“Come avvicinare il mondo della didattica italiana e la cultura del progetto italiana? La scuola come cantiere può essere un motore per l’economia oggi?” Paola Nicolin
“Assolutamente sì, sulla base della nostra esperienza abbiamo stimato che una ristrutturazione complessiva del patrimonio di circa 39 mila edifici scolastici sarebbe l’equivalente di 200 miliardi di euro, più dell'11% del PIL, se programmata su una scala di vent'anni è una operazione che si potrebbe fare. Adesso abbiamo un'occasione, e sarebbe folle sprecarla. Cominciamo a parlare di nuovo di spazi dell’apprendimento dopo gli anni '80, abbiamo i fondi per farlo, ragioniamo sulla congruenza di didattica con architettura, credo si debba cambiare e discutere per creare occupazione e lavoro attorno a tutto questo.” Andrea Gavosto 
“Quanto è importante parlare di scuola oggi in Italia?” Paola Nicolin
“E’ chiaro che il Coronavirus ha portato la scuola nelle case di tutti gli Italiani, quello che mi auguro, che è poi la missione della Fondazione che dirigo, è che il dibattito sulla scuola diventi di tutto il Paese.” Andrea Gavosto
Andrea Gavosto è economista e dal 2008 dirige la Fondazione Agnelli. Sotto la sua direzione la Fondazione ha concentrato le proprie attività di ricerca sui temi dell’istruzione, pubblicando studi e rapporti sul sistema scolastico e universitario in Italia. Si è laureato all’Università di Torino, completando la sua formazione alla London School of Economics. È stato Chief Economist in Fiat Group e Telecom Italia e ha lavorato presso il Servizio Studi della Banca d’Italia. Ha pubblicato numerosi saggi in campo macroeconomico, dell’economia del lavoro e dell’istruzione.
Crediti
Cover image: Torino fa scuola, Francesca Cirilli