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Triennale Milano
Enzo Mari, Allestimento modulare a struttura prismatica, 1966. Per l'esposizione della produzione di Danese Milano

Il designer Martino Gamper sul suo rapporto con Enzo Mari nel secondo episodio di Enzo Mari Costellazione

12 novembre 2020
Nel secondo episodio di Enzo Mari Costellazione la curatrice della serie e host Alice Rawsthorn dialoga con il designer Martino Gamper che ha incontrato Enzo Mari quando era studente di design a Vienna.
"All'inizio, quando Enzo Mari è arrivato all'Accademia di Belle Arti, sapevamo pochissimo di lui. A quel tempo, in Accademia, si parlava di forma-segue-funzione e non forma-segue-pensiero. E il lavoro di Mari era dimenticato nei primi anni Novanta. Ma non ci volle molto per capire che la sua conoscenza del design era molto forte e molto profonda: un modo intellettuale di guardare al design.
Quando Mari era un insegnante, non gli ci voleva molto per capire se un'idea era buona o no. Se non potevi comunicarla con tre schizzi, non valeva la pena continuare."
Martino Gamper
"Se dovessi scegliere tre progetti di Mari, il primo sarebbe uno dei primi progetti che ricordo: un allestimento per Danese, realizzato in cartone che Mari chiamò Stuttura Cellulare. Il suo modo di piegare i pezzi di cartone rendendoli spazi tridimensionali è molto interessante, come è interessante il fatto che Mari abbia guardato alle fibre del cartone. La seconda scelta è abbastanza scontata: Autoprogettazione, ogni designer vorrebbe averla inventata. E ciò che interessava Mari era avere i feedback. [...] Il mio terzo progetto preferito è Samos, una serie di oggetti in porcellana che lui chiamava Proposta per la lavorazione a mano della porcellana: come creare oggetti da un unico pezzo di argilla senza essere un maestro? Penso che questo sia un modo molto poetico di usare la porcellana."
Martino Gamper
Allestimenti modulari di cartone per l'esposizione della produzione di Danese. Allestimento modulare a struttura cellulare in cartone bianco, 1964
Allestimento-libreria, cartone fustellato e ripiani in PVC stampato sottovuoto, 1969
 Allestimento a moduli trapezoidali di cartone, 1965
Proposta per la lavorazione a mano della porcellana, ciotola della Serie Samos, 1973
Proposta per un'Autoprogettazione, 1973
"Al design di oggi manca la riflessione sull’oggetto come qualcosa che duri nel tempo, che invecchi bene. Enzo Mari lo ha sempre detto. Purtroppo, essendo noi tutti un po’ vittime della moda e dei trend, si progetta pensando a un ciclo di vita dell’opera molto breve. Abbiamo noi stessi la paura di invecchiare male e direi anche del tempo che passa." Martino Gamper in un'intevista a KLAT magazine del 2013
Martino Gamper, 100 Chairs in 100 Days, XXII Triennale di Milano Broken Nature
Procurandosi materiali di scarto nei vicoli di Londra o in casa di amici, nel progetto 100 Chairs in 100 Days, Martino Gamper assembla pezzi di sedie vecchie ed altri mobili per creare, come suggerisce il titolo del progetto, una sedia al giorno per un periodo di cento giorni. In queste composizioni si fondono scuole stilistiche ed elementi strutturali diversi, in originali pastiche. I limiti di tempo e di risorse che Gamper si è autoimposto sono un chiaro riferimento a una più generale preoccupazione per l’ambiente suscitata dalla tendenza a disfarsi di prodotti ancora funzionanti nella ricerca forsennata di modelli più nuovi o di stile più moderno.
Martino Gamper vive e lavora a Londra. Ha iniziato come apprendista presso un falegname di Merano continuando poi a studiare scultura con Michelangelo Pistoletto all'Accademia di Belle Arti di Vienna. Ha completato nel 2000 un Master presso il Royal College of Art, Londra, dove ha studiato con Ron Arad. Lavorando tra il design e l’arte, Martino Gamper è impegnato in una varietà di progetti: dal design di mostre e interior design al design di prodotti.