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Triennale Milano
© Orpheas Emirzas

Intervista a Trajal Harrell: metamorfosi da coreografo a danzatore

8 ottobre 2021
Trajal Harrell, danzatore performativo di fama mondiale, in occasione del suo lavoro Dancer of the Year, racconta in un'intervista la sua evoluzione artistica degli ultimi anni.
Dancer of the Year è una risposta all'assegnazione del titolo di “danzatore dell'anno” dalla rivista Tanz nel 2018, che ha innescato un processo di riflessione sul tuo viaggio personale. Come si è evoluto il tuo linguaggio della danza nel corso degli anni?
Il mio linguaggio della danza è stato principalmente influenzato dagli elementi teorici alla base della prima danza postmoderna, del voguing, della prima danza moderna e del butō. I primi due più concentrati nel periodo tra il 1999-2012 e gli altri due stili a partire dal 2013. Negli ultimi cinque anni ho attraversato un periodo di sintesi di diversi elementi stilistici che si manifesta in particolar modo nella performance nata nel 2019 Dancer of the Year e, diciamo, nel lavoro che ho realizzato nel 2020, The Koln Concert. Il risultato di questa sintesi è uno stile di danza ben definito. Penso che il voguing come linguaggio della danza sia probabilmente il mio contributo duraturo alla storia; una pratica che, in modo sincero e rispettoso, proviene dalla tradizione della danza voguing e dalle ballroom.
© Orpheas Emirzas
© Lorenza Daverio
© Lorenza Daverio
Questa riflessione ha riguardato anche il valore della danza come pratica ed esercizio. Hai trovato delle risposte?
La riflessione è ancora in corso. Penso che per me si tratti meno del valore della danza come un esercizio e più del valore di me stesso come ballerino all'interno di un esercizio. Penso che prima di ricevere questo premio e probabilmente prima di eseguire una profonda ricerca sul lavoro del fondatore del butō, Kazuo Ohno, pensavo a me stesso molto più come un coreografo che come un danzatore. Dopo aver realizzato un lavoro, The Return of La Argentina, nel 2016, basato sul lavoro di Ohno Admiring La Argentina, qualcosa è cambiato nella mia identità e nella mia fisicità di danzatore. Subito dopo ho ricevuto il premio da Tanz Magazine. Mi piace vedere questi eventi come se fossero collegati tra loro. E ho dovuto iniziare a vedermi come un danzatore. E forse sì: ho capito che la mia danza aveva un valore. È stato difficile fare questo passaggio. A volte questo passaggio è ancora confuso e non perfettamente definito, ma mi sto sempre più accettando come danzatore. So che sembra strano, ma penso che la mia stessa difficoltà di accettazione sia ciò che dà alla mia danza gravitas, potremmo dire. D'altra parte, cerco sempre di evitare di vedere questa difficoltà e so che anche questo aspetto dà alla mia danza un qualcosa che forse non riesco a esprimere a parole, ma lo rende interessante da guardare.
© Micheal Hart
Incorpori molta storia della danza nel processo di creazione del tuo lavoro. Come lo trasmetti al grande pubblico?
Spero sempre che la storia non sia didattica. Amo la storia ed è stimolante per me, ma voglio che le persone abbiano come prima cosa un'esperienza emotiva ed estetica dello stare insieme a teatro. Per me si tratta meno di storia della danza e più del momento presente dal vivo che condividiamo insieme. Quindi, ovviamente, la mia ricerca e i miei interessi estetici sono in debito con la storia della danza, ma non cerco di trasmetterla al pubblico. Cerco di trasmettere l'esperienza umana come se ci si trovasse davanti a un precipizio dello svolgimento davanti a sé.
Trajal Harrell
Trajal Harrell ha acquisito notorietà nel mondo della danza contemporanea con la serie di lavori Twenty Looksor Paris is Burning at The Judson Church, che sovrappone concettualmente la tradizione del vogue con quella della danza postmoderna. Considerato uno dei coreografi attivi più importanti, ha presentato i suoi lavori, tra gli altri, al Manchester International Festival, al Centre National de la Danse Paris, al Walker Arts Center, al Schauspielhaus Bochum e al Munich Kammerspiele. Ha presentato lavori performativi in contesti di arte visiva come MoMA PS1, Performa Biennial, Ludwig Museum, Hammer Museum, Centre Pompidou. Nel 2017 è diventato noto per Hoochie Koochie, la prima esposizione del suo lavoro performativo (1999-2016) al Barbican. Attualmente la sua compagnia ha sede presso la Schauspielhaus di Zurigo, dove Harrell è uno dei direttori.