Courtesy gli artisti
Performance
A Forbidden Distance
Saint Abdullah, Eomac, Rebecca Salvadori
8 marzo 2026, ore 19.30
PRIMA ASSOLUTA
Durata: 60'
Biglietti in vendita da metà dicembre 2025
Intero: 24 €
Under 30 / over 65 / gruppi: 17 €
Studenti: 12 €
Membership: compreso nell'abbonamento
La performance audiovisiva A Forbidden Distance esplora il legame tra identità e migrazione. Il progetto è esso stesso una testimonianza del superamento dei confini, grazie alla collaborazione tra artisti di origini e culture diverse. Sul palco, per la prima volta insieme, gli irano-canadesi Mohammad e Mehdi Mehrabani-Yeganeh (Saint Abdullah), il musicista irlandese Ian McDonnell (Eomac) e la filmmaker italo-australiana Rebecca Salvadori, con base a Londra. A Forbidden Distance crea uno spazio in cui ogni elemento, tra musica elettronica e arti visive, mantiene una voce distinta contribuendo però a una narrazione condivisa, che interroga l’identità individuale nelle traiettorie nomadi della contemporaneità. Attraverso una trama di materiali personali e collettivi, l’opera restituisce una storia di connessione umana.
Ian McDonnell, alias Eomac, è un produttore e sound designer irlandese che vive a Wicklow, vicino a Dublino. Il suono di Eomac si ispira a campioni oscuri e a un sound design grezzo, in un’esplorazione continua di musica intensa e viscerale per corpo e anima. Oltre alle sue produzioni soliste come Eomac, è anche metà dei duo Lakker, noeverything e Lena Andersson.
Rebecca Salvadori è un’artista londinese che lavora sull’intersezione tra videoarte e documentario. Ha una lunga esperienza nella ripresa di ambienti, con un focus su stratificazioni e sequenze audio non gerarchiche o non cronologiche rispetto alle immagini. Negli ultimi 15 anni si è costantemente impegnata nella musica sperimentale, mostrando un grande interesse nel trovare modi per collegare l’immagine in movimento con pratiche sonore, performance dal vivo e forme alternative di narrazione.
Formato da due fratelli, Mohammad e Mehdi Mehrabani-Yeganeh, cresciuti principalmente in Occidente, lontano dalla loro famiglia in Iran, Saint Abdullah si propone come un’introduzione a una diversa tavolozza di suoni, creando un mix di dub minimalista e campioni iraniani. I due sono particolarmente attratti dai suoni associati all’Islam sciita, predominante in Iran ma solitamente minoritario nel mondo musulmano.
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