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Triennale Milano

Isolamento e limite

16 aprile 2020
L’artista Adrian Paci, in dialogo con Paola Nicolin nell’ambito di Triennale Decameron, racconta l’esperienza di privazione delle libertà vissuta in Albania e della solitudine come condizione necessaria all’artista per ”relazionarsi in profondità con la propria espressività”.
Adrian Paci, Prova, still da video, 2019, courtesy l’artista, kaufmann repetto, Milano, New York, e Peter Kilchmann Gallery, Zurich
”Questo momento di chiusura mi fa tornare con la memoria agli anni dell’isolamento in Albania durante la dittatura comunista. Sicuramente si tratta di due situazioni molto diverse, ma il paragone mi serve per sottolineare le strategie di sopravvivenza e il tentativo di dare forma a un’espressione che è costretta a fare i conti con il limite, ma che dal limite non si lascia annientare del tutto, anzi riesce a penetrare le barriere per uscire fuori con la forza della sua necessità.” Adrian Paci
Adrian Paci, Untitled, 2020, olio si tela, 40x50cm, courtesy, artista, Kaufmann Repetto MIlano, New York 
”Mi vengono in mente, per esempio, i traduttori di Dante in lingua albanese: quasi tutti sono stati in galera e in campi di internamento. Pashko Gjeçi, Mark Ndoja, Cezar Kurti, Hektor Shëneprempte, hanno sicuramente  elaborato le visioni dantesche in stretto rapporto con la loro esperienza intima di privazione e di isolamento.” ”Mi vengono in mente i sei fratelli Popa, per cinque anni rinchiusi dentro l’Ambasciata Italiana  a Tirana in cerca di un’esperienza di libertà che veniva attuata come un isolamento dentro l’isolamento: una negazione della negazione. Poi la grande fuga nelle ambasciate all’inizio degli anni ‘90, che venivano percepite come isole di libertà. E poi le navi, altre isole in movimento, con migliaia di persone a bordo nel tentativo di toccare quell’illusione di libertà sognata per tanti anni durante il regime.” Adrian Paci
Adrian Paci, Untitled, 2020, olio si tela, 40x50cm, courtesy, artista, Kaufmann Repetto MIlano, New York 
”Un’altra immagine che mi lega all’isolamento e al limite è quella dell’artista. L’artista si isola non dal mondo, ma dal rumore del mondo, dal bagliore delle sue luci, in cerca di una zona di ascolto e di espressione dove maturare nuovi ritmi, nuovi chiaroscuri e nuove sintassi espressive. Sull’isolamento dell’artista si sono costruiti dei clichè a volte romantici e a volte grotteschi che altro non sono che dei surrogati della vera necessità intima di chi si isola, non per assumere una posa, ma perché decide di frequentare altre compagnie. Un artista non va nel suo studio per stare solo, ma per essere in compagnia di immagini, colori, forme, luci e ombre, pieni e vuoti, delle figure che solo nel silenzio dell’isolamento riesce a percepire nella loro profondità complessa e nelle loro sfumature intime.” Adrian Paci
Adrian Paci, Untitled, 2020, olio si tela, 40x50cm, courtesy, artista, Kaufmann Repetto MIlano, New York 
”Non voglio nemmeno immaginare un mondo nel quale due persone non possano stringersi la mano. Non può essere questa una prospettiva. I rapporti sociali ci saranno. La mia memoria dell’isolamento vissuto dal popolo albanese si lega al ricordo di persone che - malgrado la paura e la diversità del contesto - riuscivano ad articolare le proprie espressioni e le proprie relazioni.  Dobbiamo essere preparati a una vita diversa. Mi piace ricordare un bravissimo traduttore albanese, Dedë Gajtani, di poeti come D’Annunzio, Manzoni, Montale,  anche lui con anni di prigionia alle spalle. In quel periodo dirigevo una rivista giovanile in Albania e lui mi portava le sue traduzioni da pubblicare. Per strada non mi riconosceva mai, era perso. Poi veniva a casa, bussava alla porta e mi chiedeva 'Adrian la rivista è già uscita?' Non ancora, dicevo io, è in stampa però. 'Perché ho pensato che quella parola va cambiata... ' E mi recitava la poesia in tre versioni diverse chiedendomi quale fosse la migliore.  Amava così tanto la bellezza e il valore delle sfumature di significato che ogni parola può assumere; ancora oggi rifletto su quanto questo sia importante. Penso che si debba dare valore alle piccole cose, alle sfumature. Anche domani, in nuovo momento di socialità, penso sarà qualcosa da tenere presente.” Adrian Paci
Adrian Paci
Adrian Paci è un artista albanese. Ha studiato arte figurativa all'Accademia delle Arti di Tirana alla fine degli anni ‘80, completando poi gli studi a Milano. Il suo lavoro approfondisce il tema della perdita e dell’abbandono legato soprattutto alle dinamiche politiche e sociali dell’Albania, attraverso svariate tecniche e materiali: pittura, scultura, fotografia e video. Le sue opere sono state esposte in numerosi musei tra cui il The Museum of Modern Art, MoMA PS1, il PAC (Padiglione d’Arte Contemporanea) e La Biennale di Venezia.