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Triennale Milano

Enlarging narratives

19 maggio 2020
La curatrice Paola Nicolin dialoga con Max Hollein, direttore del Metropolitan Museum of Art di New York, per discutere di musei e di come costruire comunità attraverso l'arte.
Max Hollein and Paola Nicolin dialogue
Il museo enciclopedico
Come sottolinea la curatrice Paola Nicolin all'inizio della conversazione, il Metropolitan Museum of Art di New York appartiene ai cosiddetti musei enciclopedici - è in effetti "il museo più enciclopedico del mondo". Il direttore Max Hollein ha il compito di capire quale sia oggi il ruolo dei musei enciclopedici: "Considero un museo enciclopedico come un museo che riguarda il mondo, quindi è più importante oggi che mai. In un momento di crisi, quando ogni Paese sta chiudendo i suoi confini, si capisce che è più importante che mai avere istituzioni che vanno oltre i confini".
 
Max Hollein sottolinea inoltre che l'idea dei musei enciclopedici è nata dall'Illuminismo e ha subito molti cambiamenti dal momento in cui è stata inizialmente concepita: "L'idea originale era quella di raggruppare tutte le culture del mondo in un unico luogo e il museo raccontava una storia lineare: di solito iniziava nell'antica Mesopotamia, poi si spostava in Grecia, poi a Roma..." ma, continua Hollein, "oggi siamo consapevoli che questa idea di una narrazione unidirezionale è sbagliata e che ci sono in realtà molteplici narrazioni interconnesse che devono essere esposte".
Georgia O’Keeffe, From the Faraway Nearby, 1937, oil painting on canvas. Courtesy of The Metropolitan Museum of Art
Making the MET
Il MET avrebbe dovuto festeggiare quest'anno il 150° anniversario della sua fondazione con una grande mostra celebrativa, intitolata Making the MET, 1870–2020.
"Making the MET da un lato mostra lo sviluppo del MET come istituzione enciclopedica ma è anche in un certo senso una mostra sulla storia della città di New York negli ultimi 150 anni".
 
All'epoca della sua fondazione, 150 anni fa, il MET non era altro che l'ambizione di un piccolo gruppo di persone: realizzare un museo enciclopedico a New York City, come spiega Hollein: "Questi 150 anni, come propone la mostra, sono la concretizzazione di questa ambizione. E il MET ha sempre raccolto l'arte del suo tempo".
 
"Making The Met, 1870–2020 traces the institution’s history through ten transformative episodes when the Museum’s course changed, evolving in tandem with world events and broader shifts in taste and society.”
In questo periodo di emergenza i musei si trovano ad affrontare l'urgenza di "offrire" cultura e di mantenere un rapporto con i propri visitatori, producendo contenuti digitali, spesso con feedback di successo, ma come sottolinea Paola Nicolin "Come può un follower diventare un visitatore?
 
"Abbiamo un'enorme quantità di informazioni che le persone oggi possono utilizzare: tanto per dare un ordine di grandezza abbiamo 1.000 pubblicazioni online gratuite. Da un lato, è certo che le soluzioni digitali ci hanno aiutato a realizzare la nostra mission. Penso che una visita fisica sia solo uno dei modi di impegnarsi con un'istituzione; quindi, fondamentalmente, c'è un momento in cui si può preparare una visita e, dopo, un momento in cui si può riflettere. L'esperienza digitale e quella fisica si fondono sempre più, l'idea di sperimentare l'arte può essere estesa ulteriormente attraverso la modalità digitale".
L'arte contemporanea al MET
"A New York ci sono molte grandi istituzioni che espongono e si occupano di arte contemporanea, quindi la domanda posta è sempre la stessa: 'Cos'è l'arte contemporanea moderna al MET?' Quello che il MET sta cercando di fare è inserire l'arte contemporanea nel contesto della storia dell'arte di una più ampia comprensione culturale di ciò che è attualmente l'arte contemporanea. Espandiamo il modo in cui stiamo coinvolgendo l'artista contemporaneo, concentrandoci nelle aree più pubbliche del museo, per esempio invitando Wangechi Mutu a esporre la sua scultura sulla facciata del MET. Penso che si veda che l'arte contemporanea al MET può essere giocosa".
"These days, visitors to The Met Fifth Avenue are encountering a striking new welcome committee: four massive bronze figures, in residence through January 12 in niches that punctuate the Museum’s facade. The work of Kenyan-born, Brooklyn-based artist Wangechi Mutu, this installation inaugurates an exciting new program of public art—and signals a new direction in the Museum’s outlook under Director Max Hollein."
Crediti
Cover image: Wangechi Mutu, The Seated IV, 2019, one of the four Mutu sculptures at the Met. Credit Bruce Schwarz, via The Metropolitan Museum of Art