Courtesy Giulia Parlato
Editoria fotografica indipendente. Intervista a Bruno Ceschel
14 giugno 2023
Il panorama dei libri fotografici è ricco e vivo. Così come il panorama degli editori indipendenti di libri di fotografia. Ma che ruolo hanno nella diffusione dell'arte fotografica? A che pubblico sono rivolti, e che linguaggio utilizzano? Dimitri Milleri ne discute con Bruno Ceschel, scrittore, artista e docente italiano.
Bruno Ceschel, ritratto, per gentile concessione dell'autore
Per Triennale Milano curi Photobooks Now!, un ciclo di incontri dedicato agli editori indipendenti di libri fotografici, in collaborazione con lo Store all’interno di Palazzo dell’Arte, gestito dalla casa editrice Electa. Cosa ti ha spinto a organizzare questa iniziativa?
Il punto di partenza per l’ideazione di Photobooks Now! è la volontà di tracciare una mappatura della fotografia contemporanea attraverso una serie di incontri con i più interessanti editori indipendenti europei, in modo da rappresentare i molteplici linguaggi della fotografia contemporanea. Il criterio di selezione, infatti, è stato quello della eterogeneità geografica (editori da diverse nazioni europee), così come formale e contenutistica. Ho spaziato da editori foto-giornalisti e self-publisher, a editori che si occupano prevalentemente di fotografia di moda, come Jurgen Maelfeyt, fondatore di APE (Art Paper Editions). In generale, gli editori indipendenti sono molto attenti alle evoluzioni della fotografia contemporanea: ci è sembrato naturale dar loro voce per raccontarla. Con Jurgen, per esempio, abbiamo messo in evidenza come l’editoria fotografica indipendente abbia affiancato le riviste di moda nel generare committenza. Dato che nei magazine tradizionali le sequenze fotografiche che aspirano a qualcosa di più rispetto alla sola presentazione di capi d’abbigliamento non trovano più molto spazio, le realtà indipendenti forniscono nuove destinazioni a quei contenuti.
Pagine interne dal volume Atlas. Tadao Ando
Qual è il ruolo del libro fotografico come mezzo di diffusione della fotografia, rispetto a strumenti come la mostra fotografica o i social?
Il libro fotografico è il mezzo privilegiato per la diffusione della fotografia contemporanea, perché permette di presentare una serie di fotografie organizzate in una narrazione complessa, che si può strutturare in forma di sequenza alla quale affiancare anche contenuti testuali o di design. I tentativi di creare un photobook digitale per ora sono falliti, mentre i social come Instagram non permettono di controllare il contesto in cui le fotografie sono inserite: un esempio è il feed, determinato da un algoritmo. Le mostre, infine, non solo sono più complesse da realizzare in termini logistici e finanziari, ma spesso non si adattano alla specificità della fotografia. Raramente a mio avviso le fotografie di moda o documentaristiche sono valorizzate dall’esposizione all’interno di una mostra. Per questi motivi gli editori, producendo i libri, possiedono ancora le chiavi del linguaggio fotografico.
A che pubblico sono rivolti i libri di fotografia oggi?
Molto spesso i libri di fotografia non sono facilmente fruibili, nel senso che al pubblico serve una conoscenza pregressa per poterli apprezzare al meglio. Gli incontri di Photobooks Now!, volendo creare questa familiarità con i libri di fotografia, sono indirizzati a un pubblico ampio, interessato all’arte, al design o anche solo curioso. I libri degli editori proposti sono oggetti molto complessi, verso i quali spesso si deve essere accompagnati. Tuttavia, alcuni di essi possono avere anche una immediatezza visiva. Attualmente ne sono presenti molti nello Store di Triennale, gestito da Electa, confidando in chi, anche senza intermediari, può farsi catturare da un volume. L’altro gruppo al quale ci rivolgiamo, e che frequenta gli incontri, è composto da giovani fotografi e studenti che, al contrario, sono molto interessati al mondo dell’editoria indipendente e spesso considerano il libro come spazio eletto per il proprio lavoro. Questa comunità in Italia è molto vivace e non a caso il primo incontro è stato con Tommaso Parrillo, fondatore di Witty Books, una delle case editrici italiane più vivaci e che ha permesso a molti autori italiani di affermarsi nel panorama internazionale.
Internet, Mexico 2019 da "Dizionario Vol.1" (2012-2022), Art Paper Editions 2023, courtesy Viasaterna
Che cosa si può fare per avvicinare il pubblico al linguaggio del libro fotografico?
Le istituzioni sia culturali che educative devono fare da tramite in questo processo di conoscenza, attraverso iniziative come Photobooks Now!. È importante creare luoghi di contatto con gli editori e gli artisti, perché in Italia molti si sentono intimiditi da questa forma d’arte, il che è paradossale dato che siamo bombardati da fotografie appena apriamo il nostro smartphone. L’immagine fotografica, infatti, ha un ruolo fondamentale in applicazioni come WhatsApp o Instagram. Ciò che manca è un progetto serio di alfabetizzazione visiva. In Francia è diverso: la fotografia è inserita nella cultura attraverso festival, mostre e librerie dedicate. Bisogna fornire alle persone i mezzi per interagire con l’arte contemporanea, che si tratti di performance, teatro o libri fotografici. Se i musei italiani continuano a proporre prevalentemente fotografia degli anni Cinquanta o Sessanta del Novecento, è impossibile che si formi un gusto e una comprensione per quella contemporanea.
A proposito di fotografia oggi: hai parlato delle differenze nel mondo fotografico che gli incontri organizzati per Triennale cercano di restituire, ne daresti un esempio?
Prendiamo gli incontri dedicati agli editori Spector Books e 550BC, due realtà che si possono definire agli antipodi: Spector è una casa editrice tedesca, che si occupa di arti visive e scienza, che ha raccontato di come si sviluppa il linguaggio complesso e accademico dei libri che propongono; 550BC, invece, è una casa editrice olandese che è quasi un self-publisher, gestita da Pouria Khojastehpay, un antropologo visivo iraniano che si cala in contesti come quello della malavita messicana e produce instant-book di reportage. Penso che questi esempi possano già dare un’idea delle varie sfaccettature della fotografia contemporanea che Photobooks Now! si propone di far conoscere.
Giulia Parlato, Empty Box, courtesy l'artista
L’editoria fotografica cambia continuamente, così come gli altri settori produttivi. Potresti raccontare in breve la tua visione intorno alle direzioni di questo cambiamento?
In un società soggetta a un’accelerazione costante, tecnologica e culturale, la snellezza produttiva e la flessibilità dell’editoria indipendente riesce a rispondere in maniera più puntuale ai cambiamenti. Quello che è emerso dai primi incontri con gli editori è che, in maniera più efficace delle case editrici tradizionali, essi riescono a produrre libri velocemente, utilizzando un processo produttivo e di distribuzione più snello e flessibile. Quello dell’editoria indipendente è un mondo molto vivace che alimenta la trasformazione del linguaggio fotografico, e che dà voce a comunità diverse e talvolta marginali, che non trovano spazio nel mainstream.
Per salutarci, ti vorrei chiedere che cosa pensi del rapporto tra la fotografia e i nuovi media, e di come le nuove tecnologie possano modificarne il linguaggio e le occasioni di fruizione.
L’Augmented Reality e la Virtual Reality rappresentano sicuramente opportunità interessanti per una nuova fruizione della fotografia, ma la tecnologia che potrà avere conseguenze più radicali, attualmente, mi sembra quella dell’intelligenza artificiale. Con la diffusione delle IA ci sarà una rivoluzione del linguaggio fotografico, una sorta di terremoto le cui conseguenze saranno visibili solo nel futuro prossimo: non solo sui mezzi espressivi, ma anche su questioni inerenti a privacy e copyright. Per natura non ho timore del futuro e della tecnologia e ritengo che stiamo vivendo un momento appassionante, un mare in tempesta che è bello osservare.